Anche il mammismo può essere causa di nullità del matrimonio. Lo stabilisce il Tribubale ecclesiastico della Liguria con un’interpretazione delle norme che molti potrebbero trovare creativa ma che, a guardarci bene, non è affatto infondata. Anzi.
Nella relazione introduttiva all’apertura dell’anno giudiziario ecclesiastico monsignor Paolo Rigon, con il puntiglio e l’accuratezza tipici dei giuristi e degli uomini di chiesa, distingue tra “mammone” e “mammista”: il mammone, non riuscendo a staccarsi dalle sottane della mamma, continua a vivere in casa, mentre il mammista, anche se ha fatto il grande passo e si è sposato, ha bisogno “dell’approvazione del genitore per ogni scelta, per ogni mossa” al punto che è la suocera che “di fatto diventa psicologicamente il vero coniuge“.
Il mammismo così “porta a una dipendenza che inficia gravemente la vita coniugale” e di fronte ai continui “mamma avrebbe fatto così”, “mamma pensa che”, la Sacra Rota ritiene che il matrimonio possa essere invalidato. Si tratta quindi, per restare in ambito giuridico, di un’anomalia comportamentale e psichica, di incapacità ad assumere gli obblighi essenziali del matrimonio. A quel punto uno può anche tornare da mammà. Scommettiamo che adesso le cause di divorzio avranno un’impennata?
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