Hanno detto che Peppa Pig è una pericolosa femminista, una libertaria, una sovversiva, un cattivo esempio per i bambini. Qualcuno ha perfino farneticato di messaggi subliminali dandole della “anarchica, massone e mafiosa”. Un vero attentato contro l’ordine borghese e la morale cattolica, insomma. Considerazioni, naturalmente, che lasciano il tempo che trovano. E che sono dettate più dall’ideologia – o dalla voglia di protagonismo – che dalla effettiva analisi del cartone animato che spopola fra i più piccoli. Pensate davvero che certi pseudo-intellettuali abbiano la competenza di noi mamme riguardo la maialina e la sua allegra famigliola? Ma realmente dobbiamo credere che critici, politologi e professoroni si siano messi davanti allo schermo a sorbirsi i “dinosauo” del fratellino George o i grugniti spaccatimpani di Papà Pig?
Noi mamme, che dovremmo avere uno sconto speciale sul canone per la fedeltà (indiretta) a Rai Yo Yo, siamo le persone più titolate a parlare e ad azzardare una riflessione sociologica. Dettata dall’esperienza, dalle migliaia di puntate che i nostri figli ci propinano ormai da anni (e per fortuna che è iniziata la sesta serie perché ormai le conosciamo tutte a memoria).
Lasciamo perdere Peppa. Qui il caso umano è la Signora Coniglio. L’abbiamo vista come bibliotecaria, gelataia, commerciante di articoli per la pesca, cassiera del supermercato, infermiera, responsabile del centro di smistamento dei rifiuti, bigliettaia di Patata City, autista del pullman, dell’autobus, dello scuolabus, del camion dei pompieri e del treno, pilota di elicottero. Cosa avrebbe pensato Karl Marx di lei? E’ una povera precaria costretta a cambiare lavoro ad ogni episodio per tirare a campare? E’ l’emblema dello sfruttamento del lavoro nel terzo millennio? E’ tutelata da un sindacato? Ha un contratto regolare? Oppure, con quella faccia sorridente, con quell’espressione di chi non si lamenta mai, è una sorta di moderno Stakanov, una versione riveduta e corretta dell’eroe sovietico del lavoro? Probabilmente la seconda ipotesi è quella che si avvicina di più alle intenzioni degli autori dato che la Signora Coniglio in una puntata viene perfino premiata dalla regina per la sua opera di lavoratrice instancabile.
Un’attività così clamorosa, così fuori dal normale, che è stata notata perfino dal cantautore Enrico Ruggeri il quale nei giorni scorsi su Twitter ha fatto sapere: “La Signora Coniglio di Peppa Pig fa più lavori di me. E nessuno le rompe i c…”. Anzi, i ‘produttivisti’ la prenderanno sicuramente ad esempio. Una che fa di tutto senza lamentarsi – e magari neanche si mette in malattia, sciopera o protesta se la paga è bassa – farebbe la fortuna di qualsiasi datore di lavoro, specie in tempi di crisi come questi.
Però. Però c’è un però. La Signora Coniglio, a differenza di sua sorella Mamma Coniglio (che ha dato alla luce Rebecca e i gemellini Rosy e Robby) non ha figli e neanche ci risulta che sia sposata. E qui cade l’asino, pardon il coniglio. Perché ci piacerebbe tanto vedere la Signora Coniglio alle prese con i suoi mille lavori ma anche con la famiglia. Saremmo tutti curiosi di vedere come l’operoso animaletto possa far combaciare gli impegni professionali con i doveri (e i piaceri naturalmente) di madre. Chissà, a questo annoso quesito potrebbe dare un sensato contributo proprio Peppa Pig. Allora sì che si aprirebbe un dibattito interessante. Su, autori, stupiteci!
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