“Ero assuefatta al dolore fino al punto tale che ritenevo facesse parte di me. Con il tempo ti identifichi con lo stare male”. Sempre stanca e spossata, con dolori alle ovaie durante il ciclo e subito dopo l’ovulazione, bruciori alla pancia, cicli troppo abbondanti e lunghi.
Questa è Sabrina, 40 anni, romana, sposata con una storia da raccontare, quella dell’endometriosi. Ma Sabrina, a differenza di tante altre donne che condividono con lei la sua stessa malattia, ha avuto due figli, Sofia e Jacopo.
“Mi dicevano sei stanca, sei stressata, sono i sintomi di una possibile depressione. Io provavo a dire va bene, in parte sarà vero, ma non è solo questo, a volte sto troppo male. Non c’è niente nella mia vita che non vada che possa farmi sentire così”. Tanti i medici e gli specialisti consultati da Sabrina per capire la causa dei suoi dolori e la sua costante e terribile spossatezza.
“La mattina, quando apri gli occhi, fai fatica a tirarti su dal letto e tutti gli integratori e il ferro che prendi non servono proprio a niente”. Nessuno riusciva a capire quale fosse il vero male di Sabrina, i dottori attribuivano il suo stato o a una condizione psichica, “sei depressa, sei stressata” le ripetevano costantemente, oppure a un ovaio micropolicistico, quindi a una disfunzione ormonale.
Nel 2002, in seguito a una inseminazione artificiale, nasce la prima figlia e nel 2004, in maniera quasi inaspettata, arriva il secondogenito. “I mesi di entrambe le gravidanze sono stati bellissimi, perché non avevo dolori, ma subito dopo le nascite tornavano ancora più intensi e le mestruazioni diventavano interminabili e spossanti”. Sabrina si rivolge ad altri specialisti e ginecologi, questa volta i loro pareri si focalizzano su probabili gravidanze extrauterine.
E poi una mattina, finalmente la scoperta. Mentre faceva la doccia sente una piccola protuberanza all’altezza dell’addome, che al tatto si presenta dolorante. Viene subito operata in laparoscopia, ma durante l’intervento c’è bisogno di aprire, la ciste, che poi il dottore definirà “endometrica” è attaccata al muscolo. “Grazie a quel chirurgo – continua Sabrina – ho messo insieme i pezzi della mia vita. Ho compreso il perché della mia spossatezza, dei continui dolori. Ho dato un senso al mio non star bene e questo senso porta il nome di endometriosi”.
Ma, poco dopo, dolori e stanchezza si ripresentano. Per ben tre volte prova la cura farmacologica che induce la menopausa forzata, unica via alternativa all’operazione chirurgica, in grado di eliminare l’endometriosi. Sfortunatamente Sabrina risulta intollerante al principio attivo dei farmaci, così dopo alcuni anni di ulteriori sofferenze, decide di rioperarsi. “Rioperarmi significa dover riaffrontare la malattia, una malattia che non se ne va mai. Finchè non scompaiono le mestruazioni, c’è sempre la possibilità di un ritorno”.
Sabrina nel frattempo ha conosciuto “Arianne”, un’associazione che si occupa di endometriosi. “Se nel momento che ho ricevuto la diagnosi mi sono sentita compresa, con Arianne mi sono sentita sollevata, perché ho conosciuto tante donne con le quali confrontarmi e condividere la mia esperienza”. Con il gruppo romano, Sabrina ha partecipato a una mostra fotografica “Il sorriso delle donne”, perché nonostante tutto lei e le altre donne che soffrono di endometriosi vogliono continuare a sorridere.
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