L’età giusta per andare la prima volta dal dentista è tra i tre e i quattro anni. Parola di Chiara Menghi, specialista in ortodonzia per lo Studio Dentistico Casavecchia di Ravenna (via Matteucci, 1). Laureata in Odontoiatria all’Università di Bologna e specializzata poi ad Arhus in Danimarca, l’università più prestigiosa d’Europa per questo settore, si è avvicinata all’ortodonzia, la branca che si occupa dell’allineamento dei denti, un po’ per passione e un po’ per le vicende personali capitatele da bambina. Quando, cioè, per scarsa professionalità le vennero estratti denti che non le sarebbero mai dovuti essere tolti. Con conseguenze negative anche in età adulta. Membro dell’A.S.I.O. (Associazione Specialisti Italiani in Ortodonzia) e mamma di tre figli, si occupa anche di bambini.

Dottoressa, verso i tre anni circa è bene portare i bimbi dal dentista. E con l’igiene orale, invece, quando bisogna iniziare?
“Da subito, da quando spunta il primo dentino. Bisogna proporre l’igiene come un gioco. Basta un semplice cotton-fioc per una corretta pulizia. Più avanti, quando i dentini sono di più, bisogna spazzolarli usando lo spazzolino giusto, che noi consigliamo, e un dentifricio privo di fluoro. Non avendo il controllo della deglutizione, i bambini lo ingeriscono. E se stanno già prendendo fluoro in altre forme, rischiano di assumerne troppo”.
Quanto conta l’acqua che i bambini bevono per la fluoroprofilassi?
“Conta. Bisognerebbe controllare quanto ne contiene quella della marca usata in famiglia. E quindi decidere se integrare con gocce o pastiglie, che in genere vanno date almeno fino ai sei anni di età. Il fluoro ha una grande efficacia nella prevenzione delle carie, che purtroppo è un problema che registriamo in bambini anche molto piccoli”.
Che cosa andate a verificare sui bambini che arrivano alla prima visita di controllo? “Controlliamo che non ci siano abitudini viziate in termini di respirazione, deglutizione, alimentazione. Un esempio? Alcuni bambini respirano con la bocca anche se non hanno nessun problema che impedisce loro di farlo dal naso. Per questo il nostro è un lavoro che assume ancora maggiore validità in collaborazione con altri professionisti, come i logopedisti. Anche l’uso del ciuccio o il fatto che il bambino si metta il dito in bocca sono aspetti che ci interessano eccome”.
Quando sarebbe buona cosa “eliminarli”?
“Il ciuccio andrebbe tolto intorno ai due anni e mezzo, quando la situazione della bocca è ancora reversibile. Quella del dito è un’abitudine più difficile da sradicare, essendo sempre a disposizione del bambino. In tutti e due i casi, la lingua verso il basso e come conseguenza si alterano i rapporti trasversali della bocca, per il restringimento dell’arcata superiore”.
Avete dei metodi “dolci” per riuscirci?
“Spesso proponiamo il gioco del sasso magico: invitiamo il bambino a fare una bella passeggiata con i genitori, alla ricerca di un sasso piatto da pulire, dipingere e lucidare e da stringere ogni volta che se ne ha bisogno. Se si riesce a fare a meno del dito, i propri desideri, come quello di un giocattolo o di una gita, si avverano”.