Screening alla mammella: le differenze socio-economiche scompaiono

I programmi di screening livellano le disuguaglianze socio-economiche in termini di sopravvivenza. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Agenzia sanitaria e sociale regionale sull’impatto dello screening mammografico rispetto alle disuguaglianze di sopravvivenza per tumore alla mammella in Emilia-Romagna. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul periodico inglese The European Journal of Public Health.

Allo studio hanno collaborato il Servizio interaziendale di epidemiologia dell’Azienda Usl di Reggio Emilia, l’Unità di epidemiologia dell’Asl 3 Torino e il Dipartimento di Medicina e sanità pubblica dell’Università di Bologna. Hanno partecipato inoltre il Servizio di sanità pubblica e il Gruppo screening e registri tumori o di patologia della Regione Emilia-Romagna.

Lo studio si basa sui casi di tumore infiltrante al seno rilevati negli anni 1997-2003 nella coorte di popolazione costituita da donne residenti in Emilia-Romagna e di età inferiore a 70 anni. I risultati indicano, nella fascia target dello screening (50-69 anni nel periodo di studio), forti riduzioni nelle differenze per istruzione, in termini sia di sopravvivenza a 5 anni sia di stadio alla diagnosi, a seguito del raggiungimento della piena implementazione del programma di screening.

Con questa analisi si conferma quindi quanto ipotizzato dalla recente letteratura scientifica: quando raggiunge un elevato livello di adesione nella popolazione a cui si rivolge, un programma organizzato di screening con un’offerta proattiva e gratuita favorisce l’equità di accesso a tutte le donne interessate, residenti e domiciliate, senza distinzione alcuna di razza, religione o appartenenza a strato sociale. I risultati dello studio costituiscono, dunque, un riconoscimento del valore in termini di significato sociale dello screening organizzato.

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