Mamma, perché il nonno non c’è più? Le domande difficili dei bambini e un po’ di preziosi consigli su come rispondere

Mamma, perché il nonno non viene più a prendermi? E perché c’è la guerra? E perché gli uomini sono cattivi? Domande, tante, quelle che ci propongono i bambini quando meno ce lo aspettiamo. Domande di fronte alle quali spesso si fugge, per l’imbarazzo di rispondere. Come quando mamma e papà si separano e pur di non dare troppe spiegazioni si lascia andare tutto al caso. “Niente di più sbagliato – spiega Riccardo Bertaccini, psicologo e psicoterapeuta dell’Unità operativa di Neuropsichiatria infantile dell’Ausl di Cesena -, i bambini hanno sempre bisogno di chiudere il cerchio. Finiscono quindi per darsi delle risposte da soli che spesso sono peggiori di quelle che avreste dato voi. Come nel caso della separazione: la risposta spesso è ‘si sono separati per colpa mia’”.

Delle domande difficili dei bambini si parlerà domani in un incontro pubblico organizzato a Rimini, alle 16.30 nella sala Marvelli della Provincia (via Campana, 64), in occasione del mese delle famiglie. A rispondere alle domande di mamma e papà, questa volta, sarà proprio il dottor Bertaccini.

Come si deve parlare con i bambini?
“Prima di tutto servirebbero un tempo e uno spazio dedicato al dialogo. Non si può chiedere a un bambino com’è andata a scuola mentre si fa il sugo perché l’attenzione non è incentrata su di lui. Certo, è impensabile che il genitore dedichi ad ogni singola comunicazione un’attenzione approfondita. Ma prendersi il tempo per raccontare e far raccontare è indispensabile.Ovviamente dipende dal tema che si deve affrontare”.
Come dobbiamo scegliere le parole adatte?
“Una comunicazione efficace prevede che siano dette loro le cose con un linguaggio efficace, immaginandosi bambini, per parlare a un coetaneo. Le parole devono essere adeguate al tema. Se voglio insegnare a mettere a posto i giochi dovrei cercare di entrare nell’argomento specifico, spesso invece i genitori sono sovrabbondanti nella comunicazione, e il bambino resta disorientato. Faccio un esempio: metti a posto i giochi, Andrea dice no, la mamma lo rimprovera dicendogli ‘sei sempre il solito, l’altro giorno non hai voluto fare quello etc…”. Servono dialoghi più semplici, i genitori partono dal presupposto che i bambini debbano capire ogni cosa, trascurando lo spazio e il tempo”.
Quanto tempo dovremmo dedicare al dialogo?
“Da un punto di vista ideale tutto il tempo che gli è permesso, in questo modo apprenderanno il linguaggio più facilmente, così come è importante farli leggere fin da piccoli”.
Come comportarsi di fronte alle domande difficili dei bambini?
“Mamma, che fino ha fatto il nonno che non lo vedo più? Come mai il fratellino non arriva più? Perché io non ho un fratellino o una sorelinna? Ai bambini vanno dette le cose vere per quello che possono comprendere, va spiegato quello che a loro serve sapere. Parlo per esperienza: come faccio a piegare che il nonno è morto? A un bambino di 3 o 4 anni si può dire che il nonno è volato in cielo e ci guarda da lassù. E’ più la difficoltà dell’adulto a confrontarsi con una possibile reazione negativa. Ai bambini può essere detto tutto ma nei giusti modi, senza lasciare qualcosa in sospeso o non detto. Ci sono bambini che aspettano per anni che il nonno torni a prenderli da scuola e questo non accadrà mai più. I bambini hanno bisogno di chiudere il cerchio, quindi le risposte se le danno da soli e spesso sono peggiori delle verità. La più classica è ‘vi siete separati per colpa mia’, perché nessuno si è preso la briga di spiegargli perché mamma e papà non stanno più insieme. Il punto è la fatica di star di fronte a una possibile reazione del bambino, per evitare la reazione, si evita il problema”.
Ci sono domande che si possono evitare?
“Sì, quelle che i bambini fanno perché sovraesposti a temi per loro difficili da comprendere. Per esempio, il tg acceso in loro presenza è spunto per domande come:   papà perché quel babbo ha ammazzato sua moglie? Perché c’è la guerra? Perché gli uomini sono così cattivi?  Sono tematiche già complesse per noi, sarebbe meglio permettere loro di accedere a dei contenuti piano”.

 

 

 

 

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