Una mamma apre Agedo a Ravenna: “Mia figlia è lesbica, voglio aiutare i genitori come me”

A Elena Buccini, la frase che sua figlia Giulia, oggi 22enne, disse in quinta elementare, un po’ a bruciapelo, è venuta in mente molti anni dopo: “Mamma, se un giorno ti innamorassi di una donna, io ti amerei uguale”. Per Elena, a dire il vero, che Giulia sia lesbica non cambia assolutamente nulla: “Non mi piace usare la parola ‘accettare’, per me mia figlia è mia figlia, è una persona, delle sue attrazioni di cuore non mi è mai importato. In famiglia la sua omosessualità non è mai stata un problema”. Della sua esperienza felice Elena oggi vuole fare tesoro, offrendo il suo sostegno alle persone di Ravenna che, di fronte all’omosessualità dei figli, dei fratelli, delle sorelle, dei cugini o degli amici, si trovino in difficoltà. Entro qualche settimane aprirà nella sede dell’Arcigay Frida Byron (centro Quake di via Eraclea 25) lo sportello d’ascolto di Agedo, l’associazione nazionale che si occupa proprio di sostenere chi vive uno stato di disagio e sofferenza dopo la scoperta dell’omossessualità dei propri figli, parenti o amici.
Elena, una decisione importante la sua. Che cosa le ha fatto scattare la molla?
“Quest’anno sono stata con Giulia al gay pride di Bologna. Ho visto famiglie felici, bambini sorridenti, persone libere, colori e amicizia. Quando sono tornata a Ravenna ho pensato a tutti quei giovani che, sicuramente, prima di rientrare a casa si saranno tolti le bandiere, i lustrini o anche solo il sorriso. Ho pensato alla loro prigionia, al fatto che magari sono etichettati e ghettizzati dai genitori. E così ho pensato di lanciarmi in questa avventura”.
Come funzionerà lo sportello?
“In maniera libera. Se una persona avrà voglia di venire nella sede di Arcigay, ben venga. Se preferirà incontrarmi al mare o al bar, nessun problema. A breve sul sito di Agedo sarà indicato il mio numero di cellulare. Voglio pensare che se una mamma scopre l’omosessualità del figlio all’una di notte e va in crisi, abbia qualcuno a cui fare riferimento”.
Sarà sola ad occuparsi dello sportello?
“Poco a poco si aggiungeranno altri volontari. Voglio essere nella città, organizzare banchetti, contattare insegnanti e psicologi. C’è bisogno di fare sentire la presenza dell’associazione, di metterci la faccia, di farsi conoscere ed essere riconoscibili. Non rimarrò certo chiusa in una stanza ad aspettare che qualcuno chiami. Li andrò a cercare io, i genitori che hanno bisogno di sostegno”.
Per lei che ha vissuto in maniera così spontanea la scoperta dell’omosessualità di Giulia, non sarà difficile sostenere un padre o una madre che non tollera nemmeno l’idea di avere un figlio o una figlia gay?
“Credo che l’ostacolo che molte famiglie avvertono sia la vergogna. Molti credono che i panni sporchi si lavino in casa, c’è ancora l’idea che sia meglio non far sapere. La vergogna si può superare eccome”.
Crede plausibile il fatto che un genitore non si accorga che al proprio figlio piacciono le persone del suo stesso sesso?
“Io credo che un genitore, del proprio figlio, avverta anche i respiri. A volte però c’è come un cortocircuito comunicativo: spesso il genitore sa, il figlio sa che il genitore sa ma comunque rimane l’omertà, la comunicazione non si sblocca”.
Cosa che non è avvenuta a casa vostra. Merito della sua apertura mentale?
“Probabilmente sì. Quando Giulia era ragazzina certe dinamiche erano per me già evidenti ma, davvero, non hanno mai rappresentato un problema. Ho un’altra figlia, Samantha, di 29 anni: è eterosessuale. Questo per dire che l’orientamento sessuale delle persone è un fatto privato, che non dipende dall’educazione”.

La sede nazionale di Agedo è a Milano.
Per contattarla 02.54122211
Per il sito cliccare qui

Molte informazioni sono anche sul sito curato dall’Arcigay di Ravenna No Omofobia

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g
To Top