Se tre varicelle in contemporanea sono un gioco da ragazzi: Elena, mamma elevata al cubo

Avere appuntamento con la mamma di tre gemelli contiene un pregiudizio: ti aspetti che quella donna ti parli dei salti mortali per organizzare e gestire una quotidianità di incombenze moltiplicate per tre. Invece no. Elena Paciotti porta con sé tre sogni, tre cuori. E di quelli ti parla. Perché Anna, Tommaso e Giacomo, i suoi bambini di sette anni, segnano per lei il passaggio da una vita ad un’altra: da quella in cui potevi impiegare mezzora a truccarti e fare telefonate chilometriche a quella in cui hai tre figli da crescere giorno dopo giorno, sapendo quello che hai superato per averli, perché fossero sani, forti. Altro che piatti da lavare e cene elevate al cubo. Elena e il marito Roberto vivono con i bambini a San Marco, vicino a Ravenna. Per chi è della zona, è facile averli incontrati, negli anni scorsi, con un passeggino lunghissimo che non sempre, per una mamma che ha affrontato tante peripezie, è un bel ricordo.

Elena e Roberto sette anni fa

La gente che ti ferma per strada, la gente che fa domande. Come l’hai vissuta?
“Tante volte, anche quando ero incinta, mi sono sentita diversa. Per me non era una gravidanza, era una mutazione genetica. Ritrovarsi di colpo ad aspettare tre bambini è per certi versi sconvolgente. Mi capitava di chiamare la ginecologa la sera tardi, per la paura che uno di loro non si muovesse, non stesse bene. E di correre a fare un’ecografia di notte”.
A che settimana sono nati Anna, Tommaso e Giacomo?
“Alla 26esima. Sono nati al Maggiore di Bologna, dove mi hanno trasferita in elicottero e ricoverata per qualche giorno prima del cesareo. Pesavano circa un chilo e cento grammi l’uno. Sono rimasti in terapia intensiva per oltre un mese”.
Te li aspettavi, tre?
“Io e mio marito abbiamo fatto la fecondazione assistita in Austria. Sono rimasta incinta al primo tentativo. Sembravano due, all’inizio. Le beta Hcg erano altissime. Ma alla prima ecografia ricordo bene le parole del medico: “è qui la festa! Uno, due, tre”. Sono sbiancata, ero sconvolta, credo di avere pianto molto. Ma poi ho cercato di avere una gravidanza come le altre, lavorando fino alla fine. Ogni tanto crollavo psicologicamente, questo sì”.
E dopo il parto, con i tuoi tre bimbi in incubatrice?
“Un periodo durissimo. Stavo tutto il giorno in reparto a Bologna e la sera tornavo a casa: essere sola, senza pancia e senza di loro, senza latte e senza sapere se si sarebbero ripresi, mi devastava. Erano minuscoli, non avevo nemmeno il coraggio di girarli. Avevano problemi respiratori. Per fortuna la Terapia Intensiva è dotata di grandi professionisti: la psicoterapeuta, la fisiatra. Ero circondata di persone validissime”.
E il ritorno a casa?
“Giacomo è stato il primo ad essere dimesso, poi sono arrivati Anna e Tommaso insieme. Il primo loro anno di vita l’abbiamo di fatto trascorso in ospedale: cadevano di continuo in bronchiolite e sistematicamente li ricoveravano tutti e tre. Oggi posso dire di essere stata fortunata rispetto ad altri. Ma dopo un anno ho avuto un periodo di forte crisi, era come se avessi mollato. Nel frattempo avevo anche perso il lavoro, nel negozio dove ero stata per dieci anni come arredatrice un ruolo part-time non bastava. Dopo ho trovato un’altra occupazione, oggi lavoro dalle 9 alle 12”.
C’è qualcuno che ti aiuta?
“Quando Anna, Tommaso e Giacomo erano molto piccoli avevo sempre uno dei nonni o delle nonne a disposizione. Roberto è sempre tornato la sera all’ora di cena, dandomi però una mano con le incombenze di casa: lavare i piatti, fare la doccia ai bambini. È un papà presente. Bisogna organizzarsi bene, questo sì: ricordo che ogni piano del frigorifero era destinato al latte di uno dei bimbi, dosato secondo il loro fabbisogno. Avevo anche comprato dei biberon speciali con delle cannucce, perché dare da mangiare a tutti e tre in contemporanea era impossibile”.
Hanno frequentato il nido i bambini?
“No, primo perché i medici ce l’avevano fortemente sconsigliato, visto che si ammalavano di continuo. Secondo perché a livello economico sarebbe stato inaffrontabile. Sono andati alla scuola materna, questo sì”.
Tutti nella stessa sezione?
“Sì, perché ho lottato per questo. Li volevano separare perché ognuno facesse il suo percorso. Ma io mi sono battuta: il loro legame è un valore aggiunto per loro, che non mette in discussione il fatto che siano tre persone diverse, con una propria individualità. Dopo la scuola vanno una a ginnastica artistica, uno a hip-hop e l’altro a canto. Anche alle elementari ha prevalso la nostra idea: sono nella stessa classe, le insegnanti hanno capito. Alla fine del primo anno ci hanno detto che giocano con bimbi diversi e hanno abitudini diverse: abbiamo avuto ragione”.
E quando è il momento dei compiti?
“Ci sono io, non amo delegare. Stendiamo sul tavolo la coperta dei compiti e li facciamo. E non c’è cena da preparare che tenga. Adoro stare con i miei bambini, parlare con loro, ascoltarli, viverli ogni giorno a 360 gradi. Siamo molti uniti. Se mi siedo sul divano, nel giro di tre secondi li ho tutti e tre addosso. Se una sera c’è Ben Ten guardiamo tutti Ben Ten. Se c’è Violetta guardiamo tutti Violetta”.
Il papà non si sente escluso, a volte?
“Roberto non ci fa mancare nulla, ha una grande responsabilità nei nostri confronti. Per il resto, prende atto della mia organizzazione quotidiana. Ultimamente sta somatizzando un po’, questo sì. Gli ultimi sette anni non sono stati facili. La vita di prima non c’è più, è servito un grande scatto mentale per viverla bene”.
I bimbi sanno che sono nati grazie all’inseminazione?
“Sì, sanno che papà e la mamma volevano tanto dei bambini ma non riuscivano ad averli e così sono andati in Carinzia, dove un dottore li ha aiutati. Andremo presto in vacanza lì, hanno visto le foto del paesaggio, del lago. E sono curiosi di vedere quel posto così significativo dal vivo. Con noi ci sarà anche la nostra cagnolina: l’avevo preso un anno prima di rimanere incinta, in un momento di forte crisi. E ci ha sempre accompagnati nei momenti chiave della nostra vita”.
Hai mai immaginato un quarto figlio?
“Sì, in Austria avevo congelato tre ovociti fecondati. Due anni fa ci hanno chiamati per sapere se volevamo usarli, crioconservarli alla cifra di 500 euro al mese o gettarli. L’idea di buttarli mi disturbava: sarebbe stato come chiudersi le tube. Così ho chiesto a Roberto un po’ di tempo per pensare, l’idea del quarto mi era balenata per la testa. Poi abbiamo deciso di no e abbiamo firmato per gettarli”.
Del resto, a livello economico, le famiglie numerose non sono facilitate: avete avuto aiuti?
“Poco. All’inizio qualche buono per il latte, poi lo sconto del 5% sulla retta scolastica per il secondo e il terzo bambino. A Natale ci facciamo regalare dai nonni il corso di ginnastica, per esempio, altrimenti certe attività non riusciremmo a pagarle. Ricorso che all’inizio spendevamo 550 euro di latte e 350 euro di pannolini al mese. Certe fissazioni ti passano per forza: per noi un pannolino in meno faceva la differenza, e quindi non li cambiavamo di certo prima del pasto, come spesso dicono di fare. Tutto assume un’altra ottica: tre varicelle in contemporanea per me sono un gioco da ragazzi”.
Quando ti chiedono che lavoro fai, che cosa rispondi?

Elena Paciotti con Anna, Tommaso e Giacomo

“La mamma. E poi gioco con i bambini degli altri. Per due anni, all’ex scuola di San Marco, ho portato avanti un bellissimo progetto dedicato ai bambini e alle mamme. Ogni giovedì organizzavo laboratori, prestito libri. Un’esperienza bellissima. Io adoro i bambini e dei miei sono pazzamente innamorata. Quando la mattina mi chiedono chi li andrà a prendere da scuola, rispondo che ovvio, vado io”.

In questo articolo ci sono 4 commenti

Commenti:

  1. Grazie Elena! finalmente, una mamma VERA! Basta con queste mamme super che sembra che per loro sia stato tutto una passeggiata! La maternità porta inevitabilmente periodi di forte crisi, con se’ stesse, con il propiro partner e non è affatto facile conciliare il lavoro con il mestiere di mamma…
    CHAPEAU cara Elena! Davvero Mamma al cubo!!!
    Vi auguro tanta felicità!

  2. Anche io sono una mamma di tre gemelli 2 femmine 1 maschio oggi di tre anni . lavoriamo entrambi conciliare tutto é stato molto difficile infatti è andata meglio quando ho deciso di organizzare meno . ho l aiuto delle nonne e della tata anche di notte . in bocca al lupo a tutte le mamme ( che faticaccia ) .

  3. Anch’io sono mamma di tre meravigliose creature un maschio e due femmine sono la nostra gioia amo la mia vita io non lavoro lavora solo mio marito che quando la sera torna si occupa di loro anche. Siamo stanchi la sera ma strafelici è riusciamo anche a ritagliarci momenti solo nostri come copia ripeto è faticoso ma terribilmente fantastico ci siamo io e lui con i bimbi e sono più che sereni

  4. Ciao…anche Io ho tre meravigliosi gemelli…due briganti di maschietti e una principessa come dicono loro…ebbene si, è davvero una faticaccia, ma vederli insieme, ora hanno quasi 5 anni, che interagiscono o a “leggersi” le favole o a giocare , beh! Ti ripaga di tutto!…
    Continuo ad aver problemi d’autonomia per uscire da sola in certi posti affollati , ma stanno crescendo e sarà sempre più facile. Ci sono stati dei grossi momenti di sconforto per la tensione, e soprattutto per la stanchezza cronica…siamo soli e quindi senza una famiglia d’appoggio alla quale ogni tanto chiedere una mano.
    Oggi siamo molto orgogliosi di loro. Belli, vivaci, sono la nostra vita!…

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