Alex, il papà picchiato in Ostetricia racconta: “La mia compagna è ancora sotto choc”

“Quello che mi dispiace è che doveva essere un giorno dedicato tutto a lei, che lei doveva essere l’unica protagonista. Invece è finita che i miei parenti sono venuti al pronto soccorso ad accertarsi che stessi bene”.
Alex Bellavista, 24 anni, operaio di Pinarella di Cervia, era papà da quattro ore della sua bambina quando al Bufalini di Cesena, appena fuori il corridoio del reparto di Ostetricia, vicino alle macchinette del caffè, in sei lo hanno preso a botte per un gesto che lui conferma di non aver mai commesso. Cinque uomini e una donna, tutti di nazionalità marocchina. Hanno accusato Alex di aver cacciato a spinte una di loro fuori dalla stanza dove era ricoverata la compagna. La donna era entrata per usare il bagno.

Alex, come sta?
“Ho un gran mal di testa, difficoltà a stare sdraiato. Mi hanno attaccato al muro con violenza. Ho un bozzo dietro la schiena. Dovrò portare il collare per sette giorni. Il referto parla di un trauma cranico”.
Si è dato una spiegazione per quello che è accaduto?  Ha detto o fatto qualcosa che è stato frainteso?
“Assolutamente no. Non hanno capito né il mio tono né quello che dicevo. Sono arrivato a pensare che abbiano voluto pensare male, solo perché con calma ho chiesto alla donna di uscire dalla stanza perché quello non era un bagno aperto a tutti”.
In dettaglio, che cosa è successo?
“Ero andato a prendere qualcosa alle macchinette, dove c’è la sala d’attesa. Per fortuna non ero vicino alla stanza dove erano mia moglie e la bambina. Erano appena andati via i miei amici. A un certo punto un ragazzo straniero mi è venuto incontro dicendo che avevo trattato male sua sorella, che l’avevo spinta, le avevo alzato le mani, mi ha detto che dovevo andare fuori con lui. Lei era lì vicino, ha iniziato a graffiarmi. Si sono avvicinati altri quattro ragazzi di colore e hanno iniziato a sbattermi contro il muro e ad alzare le mani. Ho cercato di spiegare che avevano capito male, che io non le avevo fatto nulla. Non avevo nessuna voglia di litigare, era appena nata mia figlia. Poi io sono uno pacifico”.
La sua compagna come sta?
“E’ ancora molto scossa. I medici le hanno detto che questo episodio se lo deve dimenticare, che ero deve riposarsi e pensare alla bimba”.
Ha presentato denuncia?
“Certo, ai carabinieri che hanno subito rintracciato i marocchini. Si erano riseduti ad aspettare che una loro parente partorisse”.
Ora siete tornati a casa?
“Sì, per fortuna”.
Le regole sulle visite in ospedale secondo lei vengono poco rispettate?
“Penso che durante le visite ci sia troppa gente, di notte c’è chi va e chi viene. Bisognerebbe far rispettare gli orari. E, soprattutto, serve più riservatezza anche in camera”.

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