Mirta, la storica libraia della Feltrinelli, va in pensione: “Ecco come ho coniugato professione e famiglia”

“Vanno d’accordo questi due libri, se li metto l’uno accanto all’altro sullo scaffale? Litigheranno la notte?”. Dalle domande che si fa, Mirta Ghinassi è ancora una libraia vecchio stampo. E lo sarà anche dopo il 29 settembre, ultimo suo giorno di lavoro come direttrice della Feltrinelli di Ravenna. Ieri, in teleconferenza, ha parlato con i suoi superiori e con i colleghi degli altri punti vendita. E l’emozione l’ha tradita. Non esclude, un’ora prima del suo congedo prima della pensione, di radunare i clienti per un bicchiere di vino e qualche aneddoto sulla sua vita professionale e non. Che racconta anche a Romagnamamma.

Mirta Ghinassi, storica direttrice della Feltrinelli di Ravenna, va in pensione

Mirta, con quale sensazione lasci il tuo ruolo?
“Non saprei descriverla. Sono libraia dal 1981, prima alla Rinascita e poi alla Feltrinelli. Ho passato una vita tra i libri, la mia vita privata si è intrecciata alla mia professione. Mio marito, Pierluigi Canestrari, fino all’anno scorso ha lavorato al mio fianco. In pratica è stato il mio dipendente: non è stato facile. Dice sempre che l’ho torturato. Dovevo riprenderlo perché fosse d’esempio per gli altri colleghi. Credo sia stata una prova importante per la nostra storia, la nostra famiglia”.
Continuerai ad occuparti di letteratura?
“Sì, non posso pensare di rimanere lontana dai libri, sono la mia vita. Con mio marito stiamo pensando di fondare un’associazione che si occupi di promozione alla lettura, di diffusione della letteratura nei paesini della nostra zona che non sono dotati di libreria, né di biblioteca. La mia vocazione di libraia non finisce certo con la pensione”.
Da dove nasce l’amore per la lettura?
“Da mia nonna, che era analfabeta e che mi pettinava i capelli raccontandomi storie. Scoprii solo più avanti che erano le favole romagnole tratte da un’antologia di Italo Calvino. Quando avevo quattro anni, un giorno andai in banca con mio padre: mentre eravamo in coda, vidi uno scaffale di libri, mollai la sua mano e chiesi se potevo prenderne uno. Da allora, per molto tempo, ogni settimana me ne davano in prestito qualcuno. Non ho mai smesso di avere bisogno dell’oggetto-libro accanto a me”.
Ce n’è stato uno che ti ha illuminato, che rileggeresti all’infinito?
“Sicuramente ‘Piccole donne”, mi ha segnata. Sento ancora quei profumi: la casa, il giardino, le marmellate di mirtillo. Da lì in poi, le mie pietre miliari sono state ‘Il buio oltre la siepe’, ‘Il gattopardo’, i libri di Simone De Beauvoir. La tematica femminile e femminista mi ha sempre affascinata. Sto aspettando ‘Sovrane’ di Annarosa Buttarelli. Penso che la presenza delle donne nei posti di potere sia il futuro”.
Sempre che le donne abbiano delle agevolazioni rispetto alla conciliazione con la vita lavorativa: tu come hai gestito professione, casa e famiglia?
“Ho due figli, Niccolò e Martino. Quando sono entrata in Feltrinelli erano ancora piccoli e mi mandarono a lavorare un anno a Bologna. Mio marito, invece, venne spedito a Ferrara. Prima di decidere se puntare davvero sulla carriera, ne parlai con loro, che non ebbero dubbi: mi dissero che era il momento di giocarmela, di non aprire più solo scatoloni, di investire in professionalità. Prendemmo un baby sitter. Quando tornai a Ravenna a lavorare, cercavo sempre di uscire un’ora prima per ritagliarmi tutta la sera con i miei figli: il momento della preparazione della cena era quello delle confidenze, dei dubbi, dei racconti. Ancora oggi sono io che preparo da mangiare”.
Oggi che sono grandi, che rapporto hai con i tuoi figli?
“Bellissimo. Niccolò vive in America, su Skype facciamo chiacchierate viscerali, parliamo di tutto, anche d’amore. Martino vive con noi. Siamo una famiglia fortunata, abbiamo affrontato momenti difficili ma alla base c’è sempre stata una grande solidità”.
Lontano dai conformismi, però…
“Sì, sono figlia di due vedovi, ho tre sorellastre. Quando sono rimasta incinta la prima volta, non vivevo ancora con Pierluigi. Mi si ruppero le acque e non sapevo come chiamarlo perché mi portasse all’ospedale: i cellulari mica c’erano. Mi accompagnò il mio ex fidanzato. Dopo il parto, quando Pierluigi arrivò, il personale andò in confusione. Ma io misi in chiaro chi era il padre del bambino”.
Anche prima di essere mamma, non avevi avuto una vita canonica…
“Dopo la laurea in Filosofia seguii delle amiche in Calabria, trovai lavoro come segretaria per un medico. Poi feci domanda per insegnare e mi presero per delle supplenze. Vivevo davanti al mare, in un posto bellissimo. Da lì si vedevano il Golfo di Napoli e Stromboli. Ricordo emozioni uniche”.
Le stesse, forse, che provi quando leggi, un’abitudine che ti accompagna la mattina presto…
“Vado a dormire presto e mi alzo all’alba, verso le quattro e mezza. Mi piace leggere appena sveglia. In genere ho più di un libro aperto nello stesso momento. Non sottolineo mai ma ho con me, in ogni momento, un quaderno dove mi appunto stimoli e input”.
Credi che sia questa curiosità a dover caratterizzare un libraio?
“Sì, quando faccio formazione lo dico sempre: siate curiosi, abbiate voglia di aprire, annusare e capire un libro. Prendetevi il tempo di leggere recensioni e blog. E non sottovalutate mai il consiglio dei clienti: dai lettori arrivano suggerimenti fondamentali”.

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