Epidurale e cellulare: Marianna Panebarco, quando la maternità non esclude la carriera

Marianna Panebarco, general manager della Panebarco and C.

Epidurale e cellulare. Allattamento e preventivi via mail. Descrivere Marianna Panebarco come una donna e mamma moderna è il minimo che si possa fare. General manager della Panebarco and C. di Ravenna, l’azienda fondata dal padre fumettista Daniele, alterna le sue giornate tra l’ufficio, le trasferte, i suoi figli Ottavia e Bartolomeo (cinque e un anno) e i compiti istituzionali.
Marianna, molti diranno che sei fortunata: sei occupata nell’azienda di famiglia, il lavoro l’hai trovato in casa. Davvero è un privilegio?
“Dipende dai punti di vista. Dopo la laurea in lingue volevo trovare la mia strada, ritagliarmi un ruolo, capire che cosa mi piaceva. Mi sono imbarcata sulle navi da crociera ma dopo tre mesi dal secondo imbarco, in Sudamerica, ho sentito di dover tornare a Ravenna. Ho lavorato all’albergo Cappello, all’agenzia di viaggi Millepiedi, in un negozio di fiori. Più che scrivere qualche testo per i cd-Rom multimediali che produceva mio padre, non avevo fatto. Ma piano piano mi sono avvicinata alla sua azienda”.
Più complesso del previsto?
“Sì. Ho capito davvero che cosa significhi per un giovane, oggi, entrare nel mondo del lavoro, inserirsi in un ecosistema già avviato dove ritagliarsi uno spazio. Se è stato difficile per me che comunque ero in famiglia, non immagino per gli altri. Integrarsi non è stata una passeggiata, tutt’altro: io, poi, che al contrario dei miei fratelli Matteo e Camilla, anch’essi soci, ero digiuna di informatica e poco appassionata di tecnologie, non ho avuto la strada spianata. Ma piano piano ho iniziato a seguire i progetti e mi sono cucita addosso un ruolo”.
Di fatto, hai contribuito con i tuoi fratelli a ricreare l’azienda?
“Sì. Di mezzo c’è stata la crisi del cd-Rom, l’avvento del digitale. Oggi ci occupiamo prevalentemente di produzione di video, in grafica 3d o 2d, per piccole medie imprese che vogliono video corporate aziendale per il web e di post produzione ed effetti 3d per spot pubblicitari televisivi. Cominciamo ad avere clienti anche all’estero ma abbiamo lavorato molto anche nel locale, per RavennAntica per esempio”.
Molte novità e molti progetti: le gravidanze e la maternità sono state un ostacolo al tuo lavoro?
“Quando un’azienda è tua non è semplice staccare. La sera in cui si sono rotte le acque, alla prima gravidanza, avevo appena finito di mandare un’offerta via mail ad un cliente. La mattina successiva, sotto epidurale, ho inviato un’altra mail dal cellulare. Il giorno dopo le dimissioni dall’ospedale per la nascita di Bartolomeo, invece, mi sono rimessa al computer a casa: è nato un mese prima, era in terapia intensiva. Ottavia era alla materna. Mi è venuto naturale riprendere il lavoro”.
Oltre all’azienda, sei presidente regionale dei Giovani Imprenditori di Cna e da venerdì scorso anche consigliera della Camera di Commercio di Ravenna. Inoltre, fai parte del Comitato artistico organizzativo di Ravenna 2019: tra cene di lavoro, ufficio e viaggi, come riesci a conciliare la tua professione con la famiglia?
“Ho una rete parentale che mi sostiene. Sia i miei genitori che i miei suoceri sono disponibili e molto all’altezza. Per fortuna ci sono. Se non li avessi, dovrei fare come molte mie amiche: affidarmi, oltre che ai sevizi, anche alle baby sitter”.
Tuo marito, il musicista Matteo Salerno, è un papà presente?
“Molto, devo dire che è bravissimo. Ci alterniamo spesso nella gestione dei bambini. Programmiamo ogni settimana in modo da assicurare, soprattutto la sera e nel fine settimana, la presenza di almeno uno dei due. Vanno bene i nonni ma ci piace che Ottavia e Bartolomeo stiano molto anche con la mamma o il papà. Il sabato e la domenica, se Matteo non è via per concerti e io non sono in viaggio, facciamo di tutto per restare tutti e quattro insieme. I sensi di colpa a volte si fanno sentire ma credo siano inevitabili”.
Riusciresti a rinunciare al tuo lavoro per fare la mamma a tempo pieno?
“No, mai. Per carattere e indole ho bisogno di realizzarmi sul lavoro, di fare quello che mi piace. Solo così riesco ad essere una mamma migliore. Non giudico chi fa la scelta di stare solo con i figli ma non farebbe per me. Se il lavoro mi appassiona e mi soddisfa, il tempo che passo con i miei bambini sarà di certo più bello, più pieno”.
Da donna, imprenditrice e mamma, come vedi il rapporto tra lavoro femminile e famiglia in questo Paese?
“Ci sono ancora troppe rigidità. Penso che non sia necessario lavorare le otto ore canoniche per assicurare qualità: se una donna segue i progetti al cento per cento delle sue capacità e del suo impegno, può frazionarsi le ore come meglio crede. Io, magari, certi pomeriggi scelgo di prendere Ottavia da scuola insieme al fratellino e di portarla con lui a musica. Semmai mi rimetto al computer la sera”.

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