“Io, cresciuto con Fabri Fibra, non ho mai preso nemmeno una multa”

“Ma sai cos’è la sfiga? Chi manifesta al G8 e poi finisce a terra con un colpo in testa”. E’ la strofa finale di Venerdì 17, la vituperata canzone del 2004 per cui Fabri Fibra è stato escluso dal concerto del Primo maggio. Quella, per capirci, indicata come violenta e sessista. La canzone è in “Mr Simpatia”, ultimo cd di Fibra prima di quelli prodotti sotto major. Un capolavoro dal rap italiano. Fibra era uscito con questo cd un po’ ‘alla Eminem’. Cattivo, diretto. Io avevo 21 anni e il non ancora famoso Fibra cantava la disillusione della mia generazione e di quelle future. Il precariato e il mondo del lavoro sotto il quale bisogna abbassare la testa (“e adesso io lavoro nell’ufficio di un fallito”), la fine dei sogni (“per me il rap è uno stress perché ho fatto fiasco”) e criticava una società sempre più mediatica che, anziché capire i drammi, li vivisezionava nei suoi particolari più truci. Dimenticandosi del mondo là fuori.

Cogne, Novi Ligure: ricordate? Erano i primi delitti che finivano sotto la lente di ingrandimento della tv. Ecco, Fibra cantava di questo, senza filtri, e si può dire che sia stato profetico. Promessa dell’hip hop italiano di fine anni ’90, Fabrizio Tarducci sembrava non aver mantenuto quanto ci si aspettava da lui. Riversava tutta la sua rabbia in questo disco che, invece, sarebbe stato il lasciapassare per il successo. La Universal si accorse di lui e non se lo lasciò scappare, avendo ragione. Si può amare o odiare Fibra, ma è innegabile che sappia fare il rap.

Oggi le femministe vanno a prendere una canzone del 2004 e dicono che no, Fibra è un sessista e al Primo maggio non può cantare. Incita alla violenza. Eppure io sono cresciuto con lui nelle orecchie e nella fedina penale non ho nemmeno una multa per eccesso di velocità. Giuro, neppure un divieto di sosta. Mi fermo al rosso dei semafori mentre ascolto Fibra che dice “il fatto è che sto immaginando la faccia del tuo ragazzo, dietro alle sbarre come una testa di cazzo”. Non mi viene voglia di delinquere. Perché, semplicemente, capisco che è solo musica. E’ ironia. E’ un’esagerazione che si conclude ricordando che, appunto, i fatti di sangue vengono analizzati in ogni angolo ma quando è lo Stato a compierli diventano “sfighe”. Si può essere d’accordo o meno, ma non credevo ci volesse un genio per capirlo.

Le associazioni femministe che parlano di Fibra pare che non l’abbiano nemmeno ascoltato. Addirittura, tirano in ballo un verso su Pacciani, e qui pensi che il rapper abbia tessuto le sue lodi. E invece dice, testuale: “Io sputo sulla tomba di Pacciani morto in cella”. A questo punto mi chiedo cosa sia davvero il concerto del Primo maggio che io, oltretutto, non amo. E’ la rassegna dei buoni sentimenti? Un “volemosebene” che dimentica gli errori e gli orrori della società? Le associazioni femministe dovrebbero sentirsi molto più offese dalle canzonette e dai presunti talenti che escono dalle tv. Donne che descrivono altre donne come un manipolo di rincoglionite, capaci solo di farsi lasciare e “chissà se tu mi penserai”. Meglio l’amore di Fibra, più vero: “Portami con te via, finché sento che c’è sintonia, diretti verso altri lidi”. Lei porta via lui. Capito, il maschilista?

Guy Montag

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