Online e offline, che differenza c’è? Per i ragazzi di oggi, i cosiddetti nativi digitali, nessuna. Essere connessi o sconnessi fanno parte di una stessa modalità: la quotidianità degli adolescenti. Ad indagare su questi temi, più attuali che mai, è stato il Corecom della Regione, che ha da poco concluso la ricerca “Stili di vita online e offline degli adolescenti in Emilia-Romagna”, realizzata dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna. Primarosa Fini, responsabile del Corecom, in attesa della pubblicazione anticipa alcuni dei risultati.
Quanto è naturale per i giovani d’oggi avere in mano uno smartphone o essere davanti ad un computer?
“Moltissimo. Per loro è scontato. Ma la loro dimestichezza con i dispositivi tecnologici fa sì che non riflettano su conseguenze e pericoli. Non hanno in mente il confine tra ciò che è legale e ciò che è illegale”.
Quindi sono a rischio di commettere reati?
“Assolutamente sì ma non ne sono consapevoli. Dalla ricerca emerge come il cyberbullismo sia molto diffuso. E’ un fenomeno trasversale, che riguarda maschi e femmine, italiani e stranieri, licei e istituti tecnici. I ragazzi attaccano i coetanei in rete, diffondono maldicenze online, pubblicano foto di altri senza averne il consenso. Oppure escludono qualcuno da un social network, creano un profilo ad hoc per potere insultare qualcuno, violano gli account altrui. Gli interventi di prevenzione e contrasto a queste tendenze sono più che mai necessari”.

E i genitori, dove sono?
“Noi abbiamo somministrato questionari a tremila ragazzi: mille della scuola secondaria di primo grado e duemila della scuola secondaria di primo grado. C’è stato un ottimo riscontro ma le domande vertevano sulle loro abitudini, sui loro comportamenti. Certo è che se fenomeni come il cyberbullismo hanno attecchito e si allargano sempre più, è perché gli adulti non controllano. E’ talmente significativo, nell’arco della giornata, l’arco di tempo durante il quale i ragazzi sono connessi, che non si può sottovalutare il contenuto di quelle ore. Servirebbe una maggiore comunicazione tra genitori e figli”.
Il fenomeno del sesso online riguarda anche gli studenti che avete intercettato?
“Sì, nell’8% dei casi gli studenti hanno intrattenimenti erotici in rete. Questo riguarda soprattutto il sesso maschile. Si tratta in genere di ragazzi stranieri. Sembra una percentuale piccola ma non lo è. Merita tutta la nostra attenzione”.
Avete indagato anche i comportamenti che non prevedono l’utilizzo dei media: quali?
“L’alimentazione, per esempio. Numerose ragazze hanno dichiarato di avere seguito diete dimagranti. Molti ragazzi, invece, di avere seguito regimi alimentari particolari, allo scopo di aumentare la massa muscolare. E’ emersa anche una percentuale residuale di giovani che utilizzano droghe, alcol e tabacco: la maggiore incidenza è nel passaggio tra le medie e le superiori, un’età di mezzo molto delicata”.
Che cosa ne farete, della ricerca?
“Non vogliamo che resti in un cassetto. Servirà a noi per calibrare meglio i nostri interventi di educazione ai media. E speriamo che la giunta regionale la prenda in considerazione per migliorare le scelte rivolte ai giovani”.
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