Anne Geddes in salsa riminese. Ma Elisabetta Acquaviva bandisce il commerciale: “Nelle mie foto c’è sempre l’anima”

Molti la paragonano ad Anne Geddes, la fotografa australiana che immortala bambini dentro vasi di fiori, uova, conchiglie. Il paragone, alla riminese Elisabetta Acquaviva, 42 anni, fa piacere fino ad un certo punto: “In parte è un complimento, visto quanto affermata è Anne Geddes. Ma io mi ritengo meno commerciale, dietro ogni contesto che creo c’è tantissimo lavoro, sempre in concertazione con le famiglie”. A lei piace essere definita proprio così: fotografa della famiglia. Che poi di figli non ce ne siano, poco importa: “Una volta ho fotografato marito e moglie con cani e gatti”. Certo è che i bambini sono la sua passione. Non a caso ha tre figli di nove, sedici e diciotto anni.
Elisabetta, da dove nasce la passione per la fotografia?
“Da una tradizione di famiglia. I miei genitori avevano un laboratorio di sviluppo in bianco e nero, quelli classici con le vaschette e la camera oscura. A prendere in mano il loro negozio, col tempo, sono stata io. Oggi sto abbandonando sempre più la parte della vendita, a breve il mio sarà solo uno studio fotografico”. 
In tempi di crisi le persone non rinunciano a spendere soldi in fotografie?
“Non tanto. Magari ne chiedono meno ma se le fanno fare comunque. Certi momenti, se non li immortali, passano. Quando tuo figlio ha 15 giorni e non l’hai fotografato, non puoi recuperare. I matrimoni, poi, sono sempre più con i bambini: e a livello fotografico acquistano un grande valore, per gli adulti. Io, in ogni caso, lo dico sempre: fotografo da zero a cento anni”.
Sulla fascia infantile, però, hai progetti particolari: quali?
“C’è ‘Nove foto per nove mesi’ che segue la crescita del pancione, ‘Aspettando’ che invece si concentra sul periodo tra la 33esima e la 37esima settimana; poi ‘La cicogna’ dedicata ai primi quindici giorni di vita del neonato. Oppure ‘Da grande farò’ dove i bambini portano in studio gli oggetti che caratterizzano il mestiere dei genitori. E molti altri ancora”.
E sul matrimonio?
“Il mio progetto si chiama ‘Scattiamolo strano’: ogni coppia ha la sua storia e cerco di personalizzare il servizio fotografico, decidendo insieme agli sposi i contesti. Questo vale anche per le foto dedicate ai bambini”.
Per esempio? 
“Una bambina ha voluto che creassimo un libro di fiabe in cui lei fosse Biancaneve. Gli animali li abbiamo resi con i suoi peluche, i sette nani con i nani da giardino. Un’altra volta mi è capitata una famiglia che voleva giocare con le bottiglie: un bambino rappresentava la Coca cola, i genitori i drink da spiaggia. Ci siamo molto divertiti”.
Quanta preparazione c’è dietro ogni servizio?
“Moltissima ma senza stress. Io sono romagnola e  lo dico sempre ai miei clienti, bisogna lavorare divertendoci. Sennò si perde il gusto. Mio marito Mauro mi dà una mano sulla parte marketing, è una spalla notevole. Io penso a creare, ad appassionarmi. Senza mai perdere l’anima”.

Le foto ci sono state gentilmente concesse da Elisabetta Acquaviva 

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