La scuola in reparto e il lactarium: Scorza e i ricordi di un pediatra storico

“In ambulatorio tengo sempre i cioccolatini. Così racconto ai bambini che me li ha lasciati la Befana per chi si fa visitare senza piangere”. Paolo Scorza ha la bellezza di 82 anni ma continua imperterrito la sua attività di pediatra. A Ravenna – ma non solo – la stragrande maggioranza dei genitori lo conosce. Scorza è stato infatti il primo primario del reparto di Pediatria dell’ospedale Santa Maria delle Croci. Era il lontano febbraio del 1969.
Professore, la Pediatria a Ravenna è nata con lei. Che cosa ricorda di quel periodo?
“Gli anni Settanta e Ottanta furono anni eroici. I pediatri di base erano pochi, c’erano patologie che oggi sono diventate rare, non c’era lo screening prenatale, ci si vaccinava meno. I 75 letti disponibili, un’enormità in confronto ad ora, li riempivamo tutti. C’erano bimbi che restavano ricoverati anche due o tre mesi. Io vivevo in reparto, uscivo la mattina alle sei e mezza e rientravo alle nove di sera. Di notte, spesso, mi chiamavano per le urgenze. Le mie prime due figlie, Angela e Simona, le ho conosciute quando erano già grandi”.
Riuscì a portare delle idee e dei progetti suoi?
“Sì, in accordo con il Provveditorato istituimmo una scuola interna per i bimbi che a causa di lunghi ricoveri avrebbero perso troppi giorni di lezione. Ogni mattina veniva un’insegnante che si atteneva ai programmi didattici. Facemmo entrare anche delle volontarie per seguire i bambini quando le madri avevano bisogno di uscire. Creammo anche un lactarium, dove le donne che avevano latte in eccesso lo donavano per i prematuri. Lì veniva sterilizzato e conservato. Preparavamo anche le pappe”.
Quando migliorò la situazione?
“Gli anni Ottanta e Novanta sono stati più tranquilli. La pediatria di base era sempre più efficiente, la diagnostica intanto aveva fatto passi da gigante, così come la prevenzione prenatale. I ricoveri diminuirono. Erano già lontani i tempi in cui per far respirare i prematuri, collegavamo due cilindri d’acqua ad un tubicino”.
Quando è arrivata la pensione, nel 1997, con quali ricordi ha lasciato la Pediatria?
“La soddisfazione più bella riguarda un bimbo prematuro che intubavamo di continuo. Ricordo che era domenica pomeriggio e il rianimatore si rifiutò di andare avanti. Ma io mi arrabbiai. Lo feci continuare. Nessuno credeva che sarebbe sopravvissuto. Invece oggi ha 40 anni. Il ricordo più brutto, invece, è quello di una bambina prematura: nel cuore le si era formato un coagulo. Grazie agli anti-coagulanti, piano piano si ridusse fino a diventare piccolissimo. Ma all’ultima dose partì l’emorragia e la bimba morì”.
Quanto è difficile comunicare queste situazioni ai genitori?
“Moltissimo. In generale, con le mamme e con i papà cerco di essere il più chiaro possibile affinché siano consapevoli, senza tuttavia tralasciare un briciolo di speranza. Devono sapere che non sono il padre eterno. Oggi le denunce verso i medici sono all’ordine del giorno, se un prematuro vive i primi due giorni, si dà per scontato che riesca ad andare oltre. Purtroppo non è sempre così”.
Sono cambiati molto i genitori?
“E’ aumentata la loro attenzione ma anche la loro ansia. A confondere le idee c’è anche Internet: appena sanno la diagnosi cercano notizie in rete. Credo però che i genitori moderni siano in molti casi più bravi ad educare”.
Non si è stancato di lavorare?
“No, da molto tempo ho una casa a Fiorenzuola, dove passo l’estate. Nella vallata intorno visito gratis. Poi succede che mi portino il pollo, come una volta”.
E’ ancora in contatto con l’ospedale di Ravenna?
“Sono il vicepresidente della onlus Il Mosaico, che ha sede in Pediatria a Ravenna. Raccogliamo fondi per comprare medicine e attrezzature per bambini malati che vivono in famiglie disagiate. Per genitori senza mezzi economici, anche solo un infusore d’insulina per un figlio diabetico è un problema”.

In questo articolo ci sono 12 commenti

Commenti:

  1. Sono stata ricoverata appena nata, nel ’77…..per più di due mesi…
    Mia mamma dice ce l’ho fatta grazie al Dott. Scorza….
    Grazie…

  2. io adoro il profer Scorza. Quando è nata Valeria, prematura, gli telefonavo quasi tutti i giorni perchè Valeria non cresceva, il Prof. riusciva sempre a c9onsolarmi.

  3. Il dott. Scorza ha doti di taumaturgo. Nell ’80 avevo 2 anni e lui mi ha salvato la vita: avevo una malattia rara, la sindrome di lyell, da cui difficilmente ci si salva. La mia famiglia ed io gli saremo eternamente grati.

  4. Anche noi non possiamo scordare il Prof. Scorza che nel lontano 1971 diagnosticò al nostro purtroppo defunto figlio una malattia molto rara e che ci ha supportato con la sua umanità fino al avvenuto decesso. Da noi famigliari un grazie riconoscente e tanti auguri per ancora un lungo permanere attivo. Grazie
    da Conselice.
    Pier Paolo Figna

  5. Sono Giacomo e ringrazio il pro Scorza per il prezioso aiuto contro l’epilessia che ha iniziato a sorgere quando avevo 7 mesi. Grazie anche al prof Tinuper mio attuale neurologo.

  6. Sono nata nel 1986 di 28 settimane… Sono viva grazie a lui… Come racconta spesso mia mamma… E grazie anche a sua moglie che mi ha assistito alla crescita …grazie davvero

  7. Lo ricordo quando per evitare il ricovero in ospedale passava tutte le sere prima di rientrare a casa sua. Grazie per la bravura e dedizione ma anche per i sorrisi.

  8. Sono passati tanti anni da quando lo conobbi come piccolo paziente per per considerarlo un amato collega. Credo che il suo eterno sorriso di ragazzo abbia contribuito alla mia scelta di diventare medico. Come sempre, un caro saluto

  9. mio figlio Filippo di appena 20 giorni il Prof. Scorza diagnosticò una stenosi al piloro, fu molto seguito prima della decisione di operarlo e anche in seguito, non lo ringrazierò mai abbastanza per la professionalità e per la fiducia che riuscì a trasmetterci …..una grande persona!

Commenta

g