Il suicidio della ragazzina di Novara, finita nella rete dei cyber bulli perché troppo bella, aveva già parlato abbastanza. I bulli in rete sono pericolosi quanto, se non più, quelli incontrati fisicamente dai vostri figli. La differenza sta nel fatto che mentre il ragazzino è nella sua stanza, secondo voi in un luogo sicuro, può scattare l’assedio. E il 72% dei giovanissimi è consapevole che è lì che si nasconde la principale minaccia alla loro serenità. Le conseguenze non sono da poco: depressione per il 57% dei casi, poca volontà di stare con gli altri per il 65, calo del rendimento scolastico per il 38. I dati sono emersi dall’ultima ricerca ”I ragazzi e il Cyber bullismo” realizzata da Ipsos per Save the Children e resa nota in occasione del Safer Internet Day, la giornata istituita dalla Commissione Europea per la promozione di un utilizzo sicuro e responsabile dei nuovi Media tra i più giovani.
A lasciare più perplessi sono le modalità con cui i bulli scelgono in Rete la loro vittima: a giocare un ruolo decisivo sono l’aspetto estetico (67%), la timidezza (67%), il supposto orientamento sessuale (56%), l’essere straniero (43%), l’abbigliamento non convenzionale (48%), la bellezza femminile (42%), e persino la disabilità (31%). Meno attenzione a orientamento politico o religioso.
Per l’80% dei ragazzi intervistati il bullismo abita comunque a scuola, dove si nutre fuori dalla Rete. Una delle cattiverie più frequenti perpetrate ai danni della vittima è rubare profili dei social network, email o messaggi privati per poi renderli pubblici (48%), messaggi minacciosi (52%), creazione di gruppi contro sui social network per prendere di mira qualcuno (57%), o diffondere foto e immagini intime o lesive senza il consenso della vittima (59%). Ma la modalità d’attacco preferita dai giovani cyber bulli è la persecuzione della vittima attraverso il suo profilo su un social network (61%).
Il bullismo virtuale è spesso più doloroso di quello reale perché difficile da arginare essendo la Rete un mare vasto di informazioni e persone. Eppure il fenomeno è più frequente di quanto pensiamo: il 40% degli intervistati ne è stato testimone.
La buona notizia è che i ragazzi trovano per lo più conforto in famiglia: il 77% degli intervistati ammette che bisogna parlare con un genitore, il 23 con gli insegnanti, il 29% suggerisce di chiudere il profilo o sospendere la sim, il 25% di segnalare l’abuso online, il 23% di cambiare frequentazioni.

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