Cambiare il pannolino può mettere a dura prova. Perciò ho deciso di mettermi nei panni dei papà. Se non ce la fate a stare dietro al pupo quando la fa, se chiamate la mamma, la nonna, la zia, per sapere se per caso è nei paraggi, se bussate alla vicina fingendo un malore pur di sbolognare a qualcuno la faccenda, vi capisco. Avete tutta la mia comprensione.

Lo avrei fatto anche io, potendo, due sere fa. Lo farebbe chiunque di fronte a un pupo scaltro che con la pupù ci sa fare.

Ore 21. Lo poso sul fasciatoio convinta che tra un quarto d’ora dormirà, che quello è l’ultimo cambio di pannolino. Mi aspetto una timida pipì e così, soprappensiero, divago tra creme e borotalco. La pupù stavolta è inodore. Stacco il pannolino, il pupo non mi dà nemmeno il tempo di capire la sorpresa. Si lancia dal fasciatoio nel lettino, popò di pupù all’aria. Non mi resta che un pannolino sporco in mano e la consapevolezza che il letto (il mio, quello pulito, quella senza strascichi di pupù), per ora, resta solo un miraggio.

Mollo il pannolino sul fasciatoio, agguanto il pupo, lo metto per terra. Convinta che fosse l’azione migliore da fare. Mi guarda, sorride e la fa. Sì, la fa: pipì, tanta pipì, per terra. Sono una donna circondata: da un nano col culetto ancora sporco, un lettino che puzza di pupù, un lago di pipì. Ogni passo sarà un passo sbagliato.

Ok, keep calm! Che va pure tanto di moda…

Lavo il pupo, butto il panno, cambio le lenzuola. Asciugo il pavimento e penso: che avrebbe fatto il papà se fosse stato al posto mio?