A Bologna il “termometro” è la chiesa di San Michele degli Ucraini che si è riempita di beni di prima necessità. Le storie dei primi bimbi uccisi in guerra

BOLOGNA – Aveva otto anni ancora da compiere Alisa, morta nell’asilo di Okhtyrka dove si trovava quando è stata colpita venerdì da bombe a grappolo. Il volto sorridente di Alisa che gira in queste ore è solo uno dei 16 bambini che sono morti nei primi giorni dall’inizio dell’invasione Usa in Ucraina. Di pochi anni più grandi era Polina (la bimba nella foto) uccisa sempre in quel bombardamento mentre era in auto. Ai bimbi morti si aggiungono quelli divisi dai padri, rimasti a combattere mentre le mamme li portano in fuga. Una tragedia per la quale, dalle nostre parti, rimane un senso di impotenza devastante.

Cosa possiamo fare? Una prima risposta c’è stata nel fiume di solidarietà non solo nelle piazze ma anche nei centri di raccolta organizzati da Caritas e altre associazioni umanitarie. A Bologna racconta come sta andando Don Mykhailo Boiko, parroco della chiesa di San Michele degli Ucraini, nel centro storico: “Quando è cominciata la guerra abbiamo organizzato con i parrocchiani questa raccolta. Ringraziamo moltissimo i bolognesi, perché hanno portato tante cose di cui c’è molto bisogno, siamo davvero molto contenti di come hanno risposto a questa iniziativa”. Farmaci e altri prodotti stanno riempiendo la chiesa ma anche radio, telefonini e altri oggetti che possono essere preziosi per le persone che arriveranno.

“Noi- spiega don Mykhailo alla Dire- raccogliamo tutto qui in parrocchia e mandiamo i pacchi alla Caritas, che poi fa partire i furgoni che consegnano i prodotti alla Caritas ucraina, che si occupa di distribuirli nelle diverse città. Ieri sera- fa sapere- abbiamo portato quasi 25 pacchi, e anche questa mattina abbiamo inviato un furgone: siamo molto contenti della risposta e ringraziamo moltissimo i bolognesi per la loro disponibilità”. La Caritas in tutte le città si sta organizzando per raccogliere i beni a favore dei cittadini ucraini.