«C’è una canzone che mia figlia canticchia sempre, ma davvero sempre. Si intitola “Emma”, è della band senegalese Touré Kunda. Io non so se è perché mi vede e sente cantare di continuo, o perché a casa ascoltiamo tanta musica. Fatto sta che lei, così piccola, ha già il ritmo nel sangue. Ogni volta che posso, la porto ai miei concerti: c’era anche il 4 luglio al Festival delle Culture».

Mamma di Marianne, due anni, Ariane Salimata Diakite è una cantante forlivese d’adozione che mescola, dentro di sé, tante culture: «Sono nata a Palermo 26 anni fa e cresciuta in Romagna. Mio padre è maliano, mia mamma della Costa D’Avorio, il paese dove papà era andato a lavorare come fornaio. Io, da bambina e poi da ragazzina, mi sono spessa sentita un pesce fuor d’acqua, così in bilico e senza un’identità definita. Poi ho trovato il mio equilibrio e la musica, in questo senso, mi ha aiutata tantissimo».

Voce della Kola Beat Band, un progetto artistico nato in piena pandemia, Ariane attraverso la musica africana ha iniziato un viaggio dentro la propria storia: «Quando mi è arrivata la proposta da Paolo Rubboli e Diego Occhiali, rispettivamente batterista e percussionista, ho subito aderito. Mi è sembrata, al di là di una interessante avventura umana e professionale, un modo per fare finalmente i conti con le mie radici. Sono davvero felice di aver intrapreso questa nuova esperienza, la stiamo curando il più possibile con l’idea di far stare bene il pubblico, di accogliere e far divertire la gente. Il kola è un seme che non viene usato solo come energizzante ma anche, negli incontri importanti, per dare il benvenuto agli ospiti. Noi vogliamo essere così, aperti agli altri e felici di farli ballare e cantare».

Ex corista di Laura Pausini, con cui è stata in giro per il mondo per quattro anni, Ariane insegna anche canto a Forlì e Cesena e ha fondato la Salimata Band, con cui propone un viaggio tra i più importanti brani della musica afro-americana: “Con la Kola Beat Band, invece, stiamo lavorando agli inediti. Per ora è uscito “Far away”, un brano che spero restituisca anche il bel clima che c’è tra gli otto elementi. In mezzo a soli uomini, temevo che sarei stata in soggezione. Invece, sta andando tutto a meraviglia. Il mio auspicio è anche che, attraverso la musica, si possano superare alcune barriere: in Italia la pelle nera è ancora un problema. Io sono privilegiata perché sono un’artista e ho subito poche offese, ma non va sempre così bene».