Cercano casa in Romagna, nella zona tra Misano e Cattolica, Francesco Cannadoro e la moglie Valentina. Tommaso, sei anni, nato con una malattia degenerativa va senza nome, al mare respira meglio. Il suo papà lo sta raccontando in questi giorni sul blog “Diario di un padre fortunato”, una community seguitissima anche sui social nella quale disabilità e fortuna formano un binomio insolito, senz’altro da spiegare attingendo alla storia personale di Francesco, cresciuto nelle comunità alloggio per minori: “Vengo da un percorso difficile e ho sempre temuto che un giorno non sarei stato all’altezza come padre, che sarei stato assente come lo è stato il mio, che non aveva capito quali sono le cose importanti della vita e non aveva tarato bene le lancette delle priorità. Forse sembra strano dirlo ma la disabilità di mio figlio, molto probabilmente, ha fatto nascere in me l’impeto della paternità. Per carità, io mi sono innamorato di Tommaso appena l’ho visto, aspettavo quel momento come un bambino aspetta il regalo di Natale. Ma è anche vero che, per consentire a mia moglie di continuare a lavorare come parrucchiera, visto che facevo la guardia notturna durante il primo anno di vita di Tommaso sono stato sempre con lui. Era l’unica opzione? Certo. Ma mi ha dato la possibilità di diventare un papà. Avendo così tante difficoltà, è come se mio figlio mi avesse detto che non ci si poteva adagiare, che c’era da rimboccarsi le maniche e impegnarsi. Tante volte mi sono chiesto come si sarebbe comportato mio padre, se io fossi stato disabile”.
Nel processo di accettazione della disabilità di Tommy, Francesco ha avuto e ha accanto a sé una valida alleata: “Mia moglie è l’opposto di me, tende a drammatizzare. Io, invece, avendone viste di tutti i colori fin da piccolo, mi sono nel tempo costruito una corazza che mi consente ancora oggi di prendere le cose con leggerezza, che ovviamente non significa non avere momenti di sconforto. Insomma, in questa nostra diversità, abbiamo trovato un equilibrio e ci siamo, a differenza di molti, rafforzati come coppia. Siamo concentrati sul presente, viviamo l’oggi perché non ha senso guardare al domani, nella nostra situazione. Tommaso ha un’atrofia del cervelletto, una compromissione psico-motoria grave, l’epilessia. La sua è una condizione che va peggiorando, anche se le cure aiutano a mitigare tante conseguenze”.
Per riderci anche un po’ sopra, per Francesco (autore anche del libro “Cuciti al cuore. Diario di un padre fortunato”) sarebbe quasi peggio avere un nome della malattia: “Abbiamo partecipato al progetto di Telethon per i bambini senza diagnosi ma non è emerso nulla. Per sdrammatizzare, diciamo sempre che se l’avessimo andremmo a cercarla su Wikipedia e ci demoralizzeremmo di più. Così, invece, affrontiamo il drago, come lo chiamiamo noi, con le nostre forze e le nostre conoscenze, passo dopo passo. Abbiamo raggiunto una zona promiscua nella quale sappiamo cosa dobbiamo fare e come ci dobbiamo comportare”. Tra leggerezza e giusta attenzione, l’idea di scrivere di Tommy e condividere con altre famiglie percorsi simili si è concretizzata nel 2016: “Oltre a essere terapeutico, il blog è diventato un posto nel quale specchiarsi e lasciare un po’ di sé. Era nato come richiesta di aiuto, oggi è soprattutto un posto bello dove parlare, discutere, confrontarsi”. Il blog di Francesco è anche, a suo parere, la dimostrazione che i papà, non solo caregiver, stanno venendo fuori e iniziando a raccontare di sé: “Sono ancora pochi ma con occhi attenti si può notare che stanno, gradualmente, venendo fuori”.
Intanto, il motto di Francesco e Valentina resta uno: “La disabilità fa schifo ma la tua vita, nonostante la disabilità, fa schifo solo nella misura in cui glielo permetti”.
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