
“Non sono un pediatra ma un’idea sui bambini me la sono fatta: la chiusura delle scuole e dei servizi educativi non è più sostenibile, temo che i danni siano davvero più dei vantaggi”. Venerino Poletti, direttore del Dipartimento toracico dell’Asl Romagna, si esprime così sul tema dell’infanzia in tempi di Covid-19.
“All’inizio – spiega il medico – il lockdown e lo stop alle attività scolastiche può avere avuto un senso ma alla lunga, le conseguenze negative sono molte. Ho due nipotini di nove mesi e tre anni, nel più grande vedo davvero tanta sofferenza per la mancata socializzazione di questi mesi. Senza contare che l’online può essere limitato solo a un certo periodo di tempo per cause di forza maggiore: sono un docente, insegno all’Università di Aarhus in Danimarca e vedo quanto gli studenti abbiano bisogno di empatia e relazioni umane. Figuriamoci i più piccoli”.
Quando, in vista di settembre, sente parlare di ingressi scaglionati, classi ridotte, banchi distanziati e obbligo di mascherine, Poletti pensa a soluzioni fuori luogo: “Nei territori in cui il virus ha smesso di circolare, come potrà essere l’Emilia-Romagna a breve, imporre soluzioni di quel tipo è fuori luogo. E poi, davvero, un bambino non può riuscire a tenere la mascherine per ore. Abbiamo visto gli alunni cinesi dotati di caschi: al di là che si tratti di un popolo con una disciplina fortissima, impossibile da applicare in Italia, bisogna concentrarsi sul fatto che quando i contagi sono quasi spariti, tante restrizioni non hanno ragione di esistere”.
Ma c’è un ultimo aspetto, da tenere in considerazione: “Alcuni studi ci stanno indicando come i bambini non siano portatori del virus tanto nell’orofaringe quanto nell’intestino. A quel punto, la via di trasmissione sarebbe oro-fecale e basterebbe, per proteggersi dal contagio, lavarsi le mani molto spesso anziché indossare le mascherine”.
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