“Mi alzo alle quattro di mattina e, tra un lavoro e l’altro, rientro a casa la sera alle nove. Le cure per mia figlia costano 1.300 euro al mese. Mia madre, allettata, vive con me. Sono una mamma sola e non ho altre entrate se non quello che guadagno io, che non basta mai”. Sabrina Pagani, di Bagnacavallo, ha imparato, fin da quando sua figlia oggi 18enne era piccola, a combattere.
Nel 2011, dopo il vaccino Hpv contro il papilloma virus, la ragazzina inizia ad accusare mal di testa e mal di pancia: “Dopo qualche giorno, mentre andava a scuola in bicicletta, cadde a terra, per fortuna senza conseguenze traumatiche. Ma quando le chiesi come era stato possibile, mi raccontò che a un tratto non si era più sentita la parte sinistra del corpo. Nel periodo della convalescenza, mentre giocava con mio nipote, ha smesso di vedere dall’occhio destro”.
Da quel momento inizia per Sabrina e la ragazzina un calvario che continua ancora oggi: “All’inizio ci paventarono un tumore, poi una sclerosi multipla. Malattie che però non trovavano conferma nei numerosi esami. Poco a poco, grazie a una terapia cortisonica, mia figlia ha ripreso otto decimi dall’occhio che non funzionava più. Fino a che dal centro vaccinale ci hanno contattate per il secondo richiamo del vaccino Hpv, che il medico ha disposto si potesse fare. E che, lo posso dire ad alta voce, vorrei non avessimo mai fatto”.
Dopo due giorni, infatti, la ragazzina perde del tutto la vista dall’occhio destro e resta paralizzata sullo stesso lato del corpo: “Per sei anni, ogni quindici giorni, si ripeteva lo stesso problema, tanto che a un certo punto mia figlia ha dovuto smettere di andare a scuola. Stava spesso male e i suoi problemi le davano difficoltà di memoria e concentrazione, senza contare il costante mal di testa, i calcoli renali, la fibromialgia, i dolori muscolari e articolari, il sovrappeso causato dal cortisone”.
Rimboccandosi le maniche e lasciando fluire la rabbia, Sabrina ha iniziato a sottoporre la figlia a esami sempre più specifici, anche all’estero: “Le spese da sostenere sono moltissime, alcuni test sono costati migliaia di euro. Abbiamo iniziato l’iter per il riconoscimento del danno da vaccino, che è un percorso molto lungo. Nel frattempo io devo curare mia figlia, assicurarle le migliori condizioni di vita data la situazione in cui si trova. Da cinque mesi sono senz’auto, vado al lavoro a piedi ma quando arrivano i giorni delle visite, a volte anche a Milano, sono senza mezzi. Ho bisogno di liquidità, non per fare la bella vita ma per aiutare mia figlia”.
Chi volesse aiutare Sabrina lo può fare tramite “Il Germoglio negozio biologico”, che ogni anno lancia un’iniziativa a favore di una famiglia in difficoltà in collaborazione con l’associazione ADER salute e libertà
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