Igor Maj (Foto Facebook)

E’ stata la mamma che ci ha scritto e che ha chiesto che il tutto venisse divulgato”. Igor Maj, 14 anni, è morto impiccato nella sua cameretta nella prima periferia di Milano per uno stupido gioco diffuso in rete e praticato dagli adolescenti, denominato Blackout e che consiste nello sfidare il soffocamento. La sua vicenda ha avuto un grande clamore mediatico soprattutto dopo che è stato scoperto che non si è trattato di un suicidio, come era stato inizialmente ipotizzato, ma di una sfida estrema. Sono stati gli accertamenti svolti sullo smartphone di Igor a permettere di giungere alla conclusione. Tutto è partito con due parole cercate su Youtube: “sfida” e “ragazzi”. L’adolescente, che in quel momento era da solo in casa, ha trovato un tutorial e, tragicamente, lo ha messo in pratica: ha fatto un cappio con la sua corda da arrampicata e lo ha stretto attorno al collo, credendo di poter tornare indietro.

Da qui l’appello della madre che si è rivolta ai Ragni di Lecco, il gruppo sportivo di arrampicata in cui Igor militava da tempo. Sul profilo Facebook dei Ragni si legge che lo scopo è “diffondere questo incomprensibile, ma reale (ed esistente da decenni, ma sempre più in espansione per la capacità virale dei video. Attenzione, ci sono addirittura molti video didattici che ne spiegano l’utilizzo per non andare a scuola in interrogazione!) pericolo mortale”.

“Queste sfide alla morte sono sempre esistite e in ogni epoca si poteva rimanerne coinvolti, ma quelle di oggi sono più subdole, molto più subdole, perché possono compiersi nella stanza della tua casa, in pochi minuti, guidate da criminosi esempi virtuali, video orrendi che sono dei veri e propri atti terroristici ai nostri figli, ai nostri amici, a tutti noi. E – prosegue il post del gruppo di arrampicata – non arrivano da sconsiderati terroristi stranieri, ma dalla nostra società”.

Dal canto suo il padre di Igor ha affidato il suo sfogo alle colonne dei giornali locali: “Con i ragazzi la fiducia e la complicità sono essenziali, abbiamo parlato loro di tutti i rischi che conosciamo. Le droghe, il motorino, gli adescamenti dei pedofili in Rete, le sfide idiote come le corse per attraversare i binari mentre arriva il treno o i salti da un palazzo all’altro. Ma di questi giochi, che circolano e si aggiornano di continuo, noi adulti non sappiamo nulla e gli adolescenti, invece, tutto — si commuove il padre —. Sono insidie che passano sotto silenzio fino a quando non si trasformano in trappole mortali”.