Una parola sbagliata e la frittata è fatta. Quando un operatore sanitario si approccia a una donna che ha subito violenza può determinare, con il suo comportamento, l’esito del percorso di aiuto e delle sorti della donna. Ed è così, per formare assistenti sociali, ginecologi, ostetriche, pediatri, medici di pronto soccorso e di medicina generale, che la Regione Emilia-Romagna ha lanciato un bando per realizzare film didattici e interattivi per l’e-learning.
Bando che è stato vinto dall’Asl di Piacenza, che ha chiesto al regista ravennate d’adozione Gerardo Lamattina e alla sua MediaLabStore di realizzare il lavoro. Ed è proprio in questi giorni che si stanno concludendo le riprese dei cortometraggi che vedono la partecipazione di attori professionisti (Francesca Mazzoni, Alessandro Argnani, Sergio Scarlatella e altri), non professionisti (come alcuni medici dell’Asl di Ravenna) e bambini (Ada Lou Zanella e Giacomo Vulpiani, che interpretano la parte dei figli della donna che ha subito violenza).
“Il mio modello – spiega Lamattina – resta il progetto ‘Basta poco per cambiare’ realizzato qualche anno fa con l’associazione Linea Rosa. Un lavoro che non mostrava solo gli aspetti negativi che il tema della violenza ovviamente fa emergere ma anche le possibilità di uscire dal problema. In questo caso, la Regione Emilia-Romagna ci chiede di mostrare le prassi corrette, i comportamenti che possono segnare il futuro delle donne vittime e quindi anche dei loro figli. Una chiave positiva, dunque, in cui credo molto”.
Dal punto di vista strettamente filmico, Lamattina ha insistito per non realizzare film asettici: “Abbiamo girato degli antefatti in cui si percepisce che tipo di violenza la donna ha subito, pur senza mostrarla in modo diretto, cosa che non amo fare, preferendo invece le ellissi narrative. L’antefatto serve a creare nel medico o nell’operatore che è davanti al computer empatia e vicinanza”.

Alle riprese sta partecipando Monica Vodarich di Linea Rosa, che si occupa anche di alcuni aspetti della produzione: “Chi seguirà la formazione che stiamo preparando vedrà l’antefatto, un primo momento di accoglienza e poi dovrà decidere come proseguire, scegliendo tra tre opzioni. In base a quella per cui opterà, potrà poi vederne le conseguenze. Tutto questo è importantissimo. Ravenna è un’isola felice, come centro anti-violenza abbiamo molto lavorato con la direzione ospedaliera, arrivando anche a ottenere la refertazione psicologica (ne avevamo parlato qui, ndr). In ospedale c’è una buona accoglienza di chi si presenta perché subisce violenza. Ma il problema della formazione resta e va oltre: molte donne ci raccontano di non essere state adeguatamente ascoltate o appoggiate da altre figure professionali, magari in esperienze passate. I nostri film didattici consentiranno di raggiungere un numero elevato di medici e operatori”.
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