Acqua verdastra tendente al marroncino e schiumosa. Che cosa sta succedendo al mare Adriatico sulla costa romagnola? E’ opportuno far fare il bagno ai bambini o c’è qualche pericolo per la salute? A fugare i dubbi vi sono i bollettini della struttura Daphne, centro oceanografico dipendente da Arpae Emilia-Romagna. Secondo gli esperti non vi sono problemi e il fenomeno è naturale: sostanzialmente si tratta di alghe in decomposizione. Attualmente non vi è alcun divieto di balneazione.
Come di consueto, i controlli sono stati eseguiti da 500 metri dalla costa fino a 10 km al largo da Cattolica a Lido di Volano. La colpa? E’ dei fiumi: “Costanti apporti fluviali, in particolare dal bacino padano, portano in mare acque dolci ricche di materiale detritico in sospensione e di elementi eutrofizzanti (fosforo e azoto) – spiega l’ultimo bollettino -. Questi nutrienti provenienti dall’entroterra alimentano la componente microalgale marina favorendone lo sviluppo; si registrano infatti concentrazioni di clorofilla a con valori superiori ai 10 µg/l causate dalla presenza di fioriture microalgali di Diatomee in particolare Chaetoceros curvisetus e Dactyliosolen sp. che conferiscono alle acque una colorazione marrone-verde. Questa condizione porta ad un aumento della torbidità e conseguentemente una diminuzione della trasparenza”.
“Diversa situazione nell’area più meridionale che appare caratterizzata da acque a salinità più elevata, valori bassi di clorofilla a e una migliore trasparenza – prosegue la nota -. Nella norma i valori di ossigeno sia in superficie che negli strati di fondo”.
“Le macroalghe verdi sono del tutto innocue – aggiunge Carla Rita Ferrari, responsabile Daphne – e appartengono alla famiglia delle Ulvacee, che stagionalmente fanno la loro comparsa. Queste macroalghe restano fissate al substrato solo nei primi stadi di sviluppo, in seguito si staccano e tendono ad essere trasportate dalle correnti e dal moto ondoso, accumulandosi nei pressi dei porti e sulle spiagge”.
“L’avvistamento lungo la battigia di schiume bianche di dimensioni contenute invece “è un fenomeno ricorrente, anche se non frequente. Dette schiume in mare sono spesso dovute alla sostanza organica particellata presente nell’acqua di mare (generata dall’intenso fenomeno eutrofico) che viene trasformata in schiume per azione del moto ondoso e del vento. Questa trasformazione si realizza più frequentemente in prossimità di substrati duri (scogliere frangiflutto, pennelli portuali, massi di protezione) e in maniera più evidente dopo mareggiate. Le schiume così formate persistono anche per giorni ed è possibile avvistarle spiaggiate anche in giornate di calma piatta. Il loro destino è comunque quello di smontarsi e quindi sciogliersi nuovamente in acqua. In pratica sono tensioattivi di origine naturale”.
“Analogo processo – conclude l’esperta – avviene in mare aperto a seguito del passaggio di imbarcazioni che con le eliche effettuano la montatura della sostanza organica presente nell’acqua. All’apparenza sembra materiale mucillaginoso, ma dai monitoraggi effettuati dalla Struttura oceanografica Daphne di Arpae si smentisce tale situazione”.
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