Camilla con i genitori e la sorella diciottenne

“Un genitore non lo accetta. Al massimo, impara a gestirlo”. Rocco Carlucci è il papà di Camilla, una bimba di cinque anni che nell’estate 2015, quando era in vacanza in Salento con la famiglia, ha iniziato a bere spessissimo e a fare tanta pipì, soprattutto la notte. Subito dopo il rientro a casa Forlì, la bimba è stata sottoposta alle analisi delle urine che non le hanno lasciato scampo: diabete di tipo 1.

“In quel momento il mondo ti casca letteralmente addosso e la tua vita non è più la stessa – racconta il papà a pochi giorni dall’avvio della Diabetes Marathon che anche Emiliaromagnamamma.it sostiene -. Camilla da un giorno all’altro si è ritrovata in un letto di ospedale, tra le flebo e gli aghi, spaventatissima e davanti ai nostri sguardi disperati. Fino a qualche minuto prima associavamo il diabete a una malattia degli anziani, invece eravamo lì con una bimba di nemmeno tre anni, a interrogarci se fosse stata colpa nostra, se avessimo sbagliato qualcosa”.

I primi tempi dopo l’esordio e la diagnosi sono stati durissimi: “Ti parlano di ipoglicemia e iperglicemia, la notte non dormi per la paura. E da quel momento capisci che la vita di tua figlia è nelle tue mani, che non puoi sbagliare. Per fortuna, grazie al sensore donatoci da Diabete Romagna, potevamo essere allertati in tempo reale delle variazioni della glicemia, iniziando quindi a riposarci di più. Ma la quotidianità, almeno fino a che Camilla sarà piccola, resterà una lotta”.

Oggi la bimba ha un microinfusore che gli inietta l’insulina in base a un programma impostato sulle sue necessità: “Ma quando arriva il momento di mangiare, bisogna essere matematici. Lei a scuola mangia come gli altri bimbi ma le maestre mi chiamano ogni giorno per la quantità di carboidrati che Camilla assume per poi calcolare quanta insulina le serve e somministrargliela. Ecco, a una situazione del genere non ci si abitua mai. Continui a chiederti perché è successo a lei e non a te. Allo stesso tempo devi fare in modo che lei viva il più serenamente possibile, visto che il diabete sarà un compagno per tutta la vita. Quando ci chiede quando guarirà, ci si spezza il cuore”.

Camilla, in ogni caso, conduce una vita normale: va alla scuola dell’infanzia, fa ginnastica artistica. E a favorirla sono state, secondo Rocco, alcune persone trovate lungo il cammino dalla diagnosi in poi: “Tra cui Diabete Romagna, composta da veri e propri angeli. Nel campo estivo organizzato per le famiglie dei più piccoli si trova tanta condivisione, si trova il confronto con chi è nella tua stessa situazione. E sempre grazie all’associazione, devo dire che quando vedo dei ragazzi diabetici di oltre vent’anni, che sono magari altissimi e in forma, mi rincuoro pensando al futuro di Camilla”.