Medici e operatori a lezione di famiglie omogenitoriali: “Non sono realtà fragili”

Considerare le famiglie omogenitoriali come famiglie a rischio. Guardare ai figli delle coppie dello stesso sesso come fragili. Essere imbarazzati quando arrivano in un ospedale o in un ambulatorio. Comportamenti sbagliati che verranno portati oggi all’attenzione dei professionisti della salute di Ferrara, che andranno a lezione per capire, per esempio, che non sempre il tipo di famiglia da cui si proviene è la spiegazione di tutti i problemi, che la letteratura che conferma la mancanza di svantaggi nei bambini di due donne o due uomini è proliferata negli ultimi anni e anche l’Italia ne sta producendo.

Succederà al convegno “Oltre il binario” che a sua volte fa parte del progetto “Oltre gli stereotipi di genere” che vede come capofila il Comune di Ferrara, con la collaborazione delle Aziende Sanitarie ferraresi, dell’Università di Ferrara e delle Associazioni legate ai temi LGBTQI (qui il programma).

E tra i relatori ci sarà anche Roberto Baiocco, professore associato di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione e responsabile del servizio di consulenza “6 come sei” dell’Università La Sapienza di Roma: “Gli studi quantitativi sulle famiglie omogenitoriali sono aumentati esponenzialmente. Ogni anno, sulle riviste più prestigiose, vengono pubblicati circa 40-50 lavori sul tema. L’Italia, al momento, è al quarto posto. Mettere di fronte a medici e operatori i dati e le ricerche è importantissimo: la conoscenza di come stanno realmente i bambini in questione dovrebbe aiutare se non altro a uscire da una visione errata di queste famiglie, smettendo di immaginarsi grosse difficoltà”.

Un esempio su tutti: “Mettiamo il caso che siamo davanti a un bambino con un basso rendimento scolastico o con un comportamento oppositivo-provocatorio. Se consideriamo la famiglia come sfondo, la tratteremo come una delle tante variabili da valutare. Se consideriamo la famiglia come una figura, ricondurremo i problemi del bambino alla famiglia e basta. Questo ultimo atteggiamento è dannoso: alcune famiglie omogenitoriali incontrano difficoltà a incontrare professionisti che vadano oltre il fatto che i genitori sono due donne o due uomini”.

In ogni caso, secondo Baiocco le discriminazioni dirette nell’ambito sanitario, in Italia, sono a macchia di leopardo e solo nelle realtà più piccole e provinciali: “Sono convinto che gli operatori, quando vengono a contatto con queste famiglie, siano più avanti della legge e dei legislatori. Anche dai questionari abbiamo rilevato come nel quotidiano, i genitori dello stesso sesso non incontrino grossi problemi. Certo è che la legge Cirinnà ha la grande pecca di non avere previsto la stepchild adoption. Le coppie vivono bene finché il genitore sociale viene riconosciuto dal contesto di appartenenza: dagli insegnanti dei figli, dal pediatra, dal vicino di casa. Ma quando anche i divorzi diventeranno rilevanti, le cose purtroppo cambieranno”.

 

 

 

 

 

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