Lavaggi nasali e maratone notturne. The Pozzolis Family: “Basta prenderla sul ridere”

Credits: Emilia Vila di Eviem Family Photography

Mentre Alice Mangione inizia questa intervista, è tutta presa a fare l’ennesimo lavaggio nasale alla figlia Olivia, tre mesi (si sarà messa l’auricolare, supponiamo): “La vera notizia è che questa bambina non piange quando le sturi il naso, senti? Non fa una piega”. E sarebbe davvero una notizia, viste le urla alle quali molti genitori sono abituati quando solo prendono in mano aspiratori e siringhe, se non fosse che Alice, l’attrice che con il comico Gianmarco Pozzoli ha messo al mondo due figli (“e dire che non ci avrei nemmeno voluto prendere un aperitivo”), sta spopolando sul web con i video di “The Pozzolis Family”: scene di vita quotidiana in bilico tra la fatica di essere genitori e la sdrammatizzazione necessaria a non soccombere. Video dove si ride e si ride, così come nel libro “Un figlio e ho detto tutto” (Mondadori) che l’allegra combriccola presenterà venerdì 3 novembre alle 17,30 alle Librerie Coop del Centro Leonardo di Imola e sabato 4 novembre alle 11,30 agli Ambasciatori di Bologna (via degli Orefici 19) e alle 17 alle librerie Coop del centro commerciale Nova di Villanova di Castenaso.

Presentazioni alle quali parteciperà, oltre a Olivia, anche Giosué, due anni e due mesi, che ad Alice in molti occasioni, da neonato, ha ricordato come “una cosa così piccola possa rompere così tanto le balle”. Nonostante un fratello di 17 anni più piccolo che ha visto nascere e crescere: “Peccato che in quel caso, la parte più pesante se la sfangasse mia mamma e io mi dedicassi solo a giocare, senza accorgermi del resto”.

Nulla di così traumatizzante, comunque, se è vero che “Olivierosca” si è palesata nella pancia quando il fratellino aveva poco più di un anno: “Lei è il nostro ultimo modello, tutta accessoriata, con ogni comfort. Buonissima, tanto da farti dimenticare le sei ore avanti indietro per il corridoio per far addormentare Giosué. Il vero problema, con due figli così vicini per età, sta nel far coincidere i tempi: se non sbagli, tutto fila liscio. Ma quando inizi a fare il bagnetto a lei e lui ha fame, vorresti buttarti già dal quarto piano. E così pensi che il terzo figlio potrebbe essere un’idea, magari tra vent’anni. In fondo ne ho solo 33, è Gianmarco che con i suoi tredici in più alza la media”.

Inutile dire come l’ironia sia la chiave di volta delle loro vite: “Noi non ci presentiamo così, divertenti e divertiti. Noi prendiamo davvero la vita da quel verso lì. Nel libro, addirittura, certe parti le abbiamo esasperate ispirandoci ai racconti di altri genitori: insomma, quando racconto di me nei primi mesi della maternità, distrutta e afflitta, tutta presa a guardare Gianmarco con odio, in realtà parlo a nome di tante altre mamme. Ci sembrava giusto universalizzare e normalizzare certe situazioni comuni ma poco raccontate, per evitare che alcuni genitori si potessero sentire inadeguati, se non pazzi”. E quando uno si dimentica di ridere, arriva l’altro a ricordarglielo: “Siamo entrambi predisposti a prenderla sul ridere. Io, in particolare, godo del vantaggio di avere una memoria a breve termine e di non provare rancore. Prima di partorire Giosué, mi ero fatta una promessa: che non avrei fatto mia quello sguardo terribile di certe mamme che criticano i compagni e padri dei loro figli, che avrei lasciato fare a Gianmarco per farlo sentire partecipe e responsabile, anche se fossero stati necessari trenta tentativi per imparare a cambiare un pannolino. Avevo visto troppi uomini che, nel timore di fare e sbagliare, non facevano più. E avevo avvertito Gianmarco: ‘Se verrò presa dallo zombie, fammelo sapere in tempo’”.

L’altro vantaggio è stato la “disoccupazione”: “Facendo un lavoro particolare, in cui per molte settimane capita di essere a casa a scrivere, senza orari e appuntamenti, ci siamo sempre molto supportati e non ho mai avuto la sensazione di essere sola. Ma ho fatto anche tanta prevenzione, tanto esercizio: evitando di dire tutto quello che pensavo, non mettendo mai la stanchezza davanti alla felicità. Perché dopo alcune maratone notturne, la strada più facile è farsi sopraffare dalla mancanza di sonno e prendersela con l’altro. Molto più difficile, ma di certo più efficace, guardare l’alba e fare colazione insieme“.

Messaggi che attraverso i video stanno arrivando anche a chi non ha figli ed è lontanissimo dall’idea di farne: “Ci scrivono molti giovani dicendoci che li abbiamo fatti ridere, che li abbiamo invogliati all’idea di un bambino. Ecco, il ministero dovrebbe pagare noi, per incentivare le nascite. Altro che Fertility Day”.

Qui la pagina Facebook di “The Pozzolis Family”

 

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