Cosmohelp, anziani e bambini da curare: “Cerchiamo nuovi volontari”

Mariem, marocchina, è stata operata al Sant’Orsola di Bologna. A breve tornerà a casa

Bambini che nei loro Paesi d’origine, delle malattie di cui soffrono, molto probabilmente morirebbero. Persone del territorio locale che, perché malate o invalide, hanno bisogno di qualcuno che le accompagni alle visite. Il lavoro svolto dalla Onlus di Faenza Cosmohelp, dal 2004 a oggi, è andata aumentando sempre più. Tanto che reperire e formare nuovi volontari è diventata una necessità all’ordine del giorno. Non a caso, lunedì scorso, è iniziato l’ennesimo corso dove gli iscritti impareranno le prime nozioni di primo soccorso: “Volontari non ci si improvvisa – spiega il presidente Giovanni Rosti -. Un’azione come tirare giù una barella da un’ambulanza può sembrare una banalità ma non lo è affatto”.

Fabiola, albanese, dovrà essere sottoposta a un delicato intervento alla spina dorsale all’Istituto Rizzoli di Bologna

Sono una trentina, al momento, le persone che danno un contributo fattivo e che si aggiungono ai 150 soci: “Abbiamo coloro che seguono di più la logistica dei trasporti e quelli che, invece, accudiscono i bambini che arrivano in Italia per le cure e gli interventi, occupandosi anche della pulizia delle cinque camere che abbiamo a disposizione nella nostra sede, così come della spesa”. I mezzi a disposizione di Cosmohelp, invece, sono sette: “Si tratta di ambulanze, pullmini e taxi sanitari. Come fa un’anziana sola che vive al terzo piano senza ascensore ad andare dal dottore? E un giovane paralizzato a raggiungere l’Inps? Ce ne occupiamo noi. L’80% dell’attuale chilometraggio delle nostre macchine è dovuto a queste esigenze. La parte restante ai viaggi che facciamo per andare a prendere i bambini che accogliamo dall’estero all’aeroporto e per portarli in ospedale”.

In tredici anni, i bambini aiutati sono stati 300, per un totale di 530 ingressi: “Alcuni vengono solo per l’intervento chirurgico, per lo più per risolvere problemi al cuore e malformazioni, e poi tornano a casa. Altri rientrano per altre visite o nuovi interventi. La mortalità, nei casi che assistiamo, è molto bassa. Poi, chiaro, ogni bimbo ha la sua storia. Non dimenticherò mai una piccola albanese di 18 mesi che dopo l’intervento è comunque deceduta. Una tragedia nella tragedia”. 

Info www.cosmohelp.it

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