Una maledetta fatalità, uno di quegli imprevisti contro i quali la medicina è impotente: ieri sera una neonata è morta all’ospedale di Sassuolo a causa di alcune complicanze emerse durante la fase di travaglio. Si tratta di un caso di “distocia di spalla” nel quale, nonostante tutti gli sforzi messi immediatamente in campo dal personale medico e ostetrico – comprese le manovre di rianimazione neonatale – non si è riusciti a salvare la bambina. Sono buone le condizioni di salute della madre, che è monitorata in ospedale e non corre rischi per la propria salute.
L’Ausl rende noto che il tragico evento ha profondamente colpito il personale e la direzione dell’ospedale e promette “massima trasparenza e collaborazione” per far luce sull’accaduto. La distocia di spalla, spiegano i medici, molto rara, è provocata dall’arresto della spalla anteriore sopra il pube o dall’arresto della spalla posteriore sopra il promontorio sacrale della madre. Il fattore di rischio principale, proporzionale al peso, è la macrosomia fetale (un feto molto pesante cioè, almeno sopra i 4 kg). Il neonato non riesce ad uscire perché la sua spalla non segue la testa bloccandosi all’inizio del canale del parto. La distocia di spalla, la cui incidenza va dallo 0,2% all’1,6%, non può essere prevista o prevenuta, dato che non esistono metodi accurati per identificare i feti che andranno incontro a questa complicanza. Tra gli interventi per sbloccare la situazione ci sono delle particolare manovre dei medici e del personale ostetrico (che possono portare anche alla frattura della clavicola del piccolo ma, almeno, a salvargli la vita), l’estensione del taglio al perineo e, ovviamente, il parto cesareo d’urgenza.
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