Carte, clienti, amministrazione e rotture di scatole. Altro che il lavoro che sognava quando studiava all’Università. Simone Silvani, 40 anni, di San Piero in Bagno, a un certo punto della sua vita di architetto – con tanto di studio in proprio e quattro soci – ha ricominciato a pensare alla vecchia passione per la cucina. E a quando, piccolissimo, rubava gli ingredienti dalla dispensa e scappava in cortile con i cugini e le sorelle a preparare intrugli. Ma l’idea del ristorante, in un settore concorrenziale al massimo e senza un’esperienza professionale sul campo, lo spaventava: “E spaventava ancora di più mia moglie Stefania, visto che i miei orari non si sarebbero concentrati per niente con le esigenze dei nostri figli: Alice di quattro anni e mezzo e Matteo di due”.

E così è arrivata l’idea del food truck, un furgone dove cucinare e con il quale girare per feste ed eventi: “Molto più libero della cucina di un locale, molto più adatto a stare a contatto con i clienti, cosa che amo molto”. Simone, dunque, non fa più l’architetto. Nei fine settimana è a bordo del suo “Aspasso. Buona Romagna” dove prepara per l’80% passatelli conditi in vari modi: “Viste le possibilità e i limiti del mezzo, sono costretto a preparare piatti veloci, senza rinunciare al legame con il territorio e alla sperimentazione. Nel mio menù, per esempio, c’è un panino con pane toscano, tagliata di manzo e scalogno brasato. E piace molto anche la piada fritta con scquaquerone e rucola”.
Non è stata una scelta facile, la sua: “Dopo tredici anni a fare l’architetto, dopo aver studiato tanto, dopo aver lavorato con un amico e compagno di università, mollare tutto per ricominciare da capo in un nuovo ambito è una sfida non da poco. Ma il food truck mi sta dando l’opportunità di non fare il passo più lungo della gamba. Il sogno di un ristorante mio non è così centrale, per ora mi sto buttando in questa nuova avventura con tanta energia e con l’aiuto di altre persone, come Silvia D’Altri, la mia socia che cura la comunicazione e il marketing teritoriale. Anche mia moglie, che lavora in Comune a Longiano, dove viviamo, viene a dare una mano quando i nonni ci aiutano con i bimbi”.
Per Simone, “Aspasso” per ora è anche ideale per la conciliazione lavoro-famiglia: “Durante la settimana riesco a passare molto tempo con i miei figli, che essendo così piccoli hanno bisogno della mia presenza. Anche io voglio godermeli, certo. E non nascondo che l’aiuto dei nonni, l’orario di lavoro molto agevole di mia moglie e il fatto che durante la fase di avvio della mia nuova attività lei abbia compensato molte mie assenze sono stati e sono fondamentali per sostenere questo mio cambiamento di vita”.
Un cambiamento che Simone ha fatto gradualmente e tenendo i piedi per terra, con umiltà: “Non volevo improvvisarmi. Per quanto cucinassi molto a casa e avessi preso sempre più una piega tecnica, per quanti libri di cucina avessi, volevo rendere più professionale il mio lancio. Così ho fatto un corso a Bologna e per sei mesi ho affiancato un giovane chef in cucina. Mi piacerebbe osare di più. Di recente ho provato una carbonara affumicata con carciofo fritto e bottarga di muggine che è venuta benissimo. Ma sul truck è troppo complicata da fare. Le persone ti guardano, hanno fretta, vogliono magiare. E tu le devi accontentare”.
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