“Eravamo contenti, mancava poco per far nascere la piccola. È iniziato il travaglio e mia moglie era pronta a partorire, i medici ci tranquillizzavano. Io ero in sala parto con lei, mi ha detto: “Tranquillo va tutto bene, però stammi vicino”. Non l’ho lasciata un attimo. A un certo punto però ha smesso di urlare dal dolore per il parto, non parlava più. È calato il silenzio e non capivo cosa stesse succedendo. In realtà stava morendo sotto i miei occhi”.
Sono le parole di Alom, il marito della 36enne bengalese morta di parto la scorsa settimana al Sant’Orsola di Bologna. Come ha raccontato l’uomo a Il Corriere della Sera, i medici avevano optato per l’induzione del travaglio alla 38esima settimana a causa del diabete gestazionale.
“Voglio capire perché è morta – ha detto l’uomo, che ora dovrà occuparsi non solo della neonata ma anche della bimba più grande, cinque anni -. Voglio chiarimenti, aspetterò l’esito dell’autopsia e poi deciderò cosa fare, se sporgere denuncia. Ma devo farmi forza per le mie bambine, anche se la mia vita è finita senza mia moglie. Sono da solo con loro, qui non ho famigliari, non so come fare. Sono disperato”.
La piccola si chiama Juayria, che significa “fortunata”. La mamma Suoma, che non è nemmeno riuscita a vederla, l’aveva infatti molto desiderata.
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