Accorcia il tempo di degenza, migliora le funzioni gastro-intestinali, riducendo il rischio di reflusso. Ma ha effetti benefici anche su cervello e polmoni. L’osteopatia entra nelle terapie intensive neonatali di 25 ospedali italiani per innalzare la qualità delle cure dei bambini prematuri. A lanciare il progetto ne-O, due anni fa, sono stati l’osteopata Francesco Cerritelli, che a Pescara già da tempo lavorava e faceva ricerca nell’ambito, e Andrea Manzotti, osteopata milanese. Dopo aver messo insieme competenze, conoscenze e contatti, hanno messo in piedi un team multidisciplinare che all’interno della Fondazione C.O.ME. Collaboration Onlus sta provando ad abbattare lo scetticismo che, in alcune Neonatologie Pediatrie, ancora esiste.
Dottore, che risposta avete avuto quando avete iniziato ad approcciarvi alle Tin?
“Avere pubblicato studi scientifici su riviste di rilievo ha senz’altro aiutato. All’inizio, però, ricevevamo fiducia solo sulla base del fatto che l’osteopatia non ha effetti collaterali. Ci è voluto tempo per aprirci le porte su altri presupposti, ovvero un’esperienza documentata in cui credere”.
La vostra sperimentazione che cosa dovrà confermare, per l’esattezza?
“Sul versante sanitario, che l’osteopatia applicata alla prematurità fa calare di almeno quattro giorni, rispetto a chi non viene trattato, i ricoveri, con una conseguente riduzione dei costi. Dal punto di vista della salute dei bambini, che il ‘tocco gentile’, come lo chiamiamo, migliora le funzionalità dei piccoli ricoverati e l’assistenza, con ricadute positive anche nel follow-up, ovvero dopo le dimissioni”.
In genere si dice che per un prematuro ogni contatto tattile è doloroso. Come si sposa, questo, con il vostro intervento?
“Non è esattamente corretto che i prematuri andrebbero toccati il meno possibile. Tutto dipende da come li si tocca. Il tocco affettivo dell’osteopatia è dolce e rispettoso”.
Siete arrivati anche in Emilia-Romagna?
“Per ora solo all’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. Ma ci stiamo muovendo per entrare anche in altre strutture. Abbiamo il sostegno di Vivere Onlus e crediamo molto nel fatto che, nel nostro gruppo, ci siano professionisti di diverso tipo, come fisioterapisti, neonatologia ed epidemiologi. Abbiamo anche una rappresentanza dei genitori: si tratta di Alessia Rovatti, mamma di due gemelli nati intorno ai sei-settecento grammi l’uno: Samuele non ce l’ha fatta mentre Tommy, che ha otto anni, ha riportato una paralisi cerebrale. La sua esperienza le ha fatto sviluppare una forte sensibilità verso la prematurità, così è diventata anche il nostro collegamento con il mondo dei genitori”.
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