La questione si è posta con il campo estivo. Con la frase, in calce alle istruzioni, che consigliava di lasciare dei soldini ai partecipanti per il gelato e per il bar. Giusto, anche se nell’iscrizione è compreso il pranzo e due merende, qualche bisogno la bambina potrebbe averlo. Così, con il padre, per quei cinque giorni, abbiamo deciso di stabilire una quota. Una cifra da dare a nostra figlia il lunedì mattina e che dovrà servire fino al venerdì pomeriggio, quando la settimana di giochi e sport al mare sarà finita.
Quando glielo abbiamo comunicato le abbiamo detto: “Per il campo estivo avrai una paghetta”. E lei: “Che cosa è la paghetta?”. Una domanda meravigliosamente ingenua. Forse anche troppo. La questione ci ha fatto riflettere: a 9 anni è giusto che cominci a sapere come funziona il mondo anche da quel punto di vista. Abbiamo pensato che, passato il campo estivo e al momento del ritorno a scuola, la bambina avrà una sua paghetta settimanale. Una piccola cifra che si potrà gestire e che sarà accompagnata da un regolamento che le verrà consegnato con la prima ‘rata’: l’importo sarà decurtato per ogni comportamento maleducato, per ogni litigio importante (e che sia veramente importante, altrimenti la mandiamo in fallimento!) con il fratellino e per eventuali questioni disciplinari a scuola. Punizioni rare per eventi eccezionali così come ancora più rari saranno i premi (bonus in denaro): per qualche azione particolarmente meritevole o per qualche prestazione scolastica particolarmente brillante. Piccole cose, simboliche. Senza eccedere in un senso o nell’altro.
Resta qualche dubbio, tuttavia. Il primo, fondamentale: ma quanti euro bisognerà darle? Quale è la cifra giusta per una bambina di 9 anni? Ed ancora: 9 anni sono poi l’età giusta? Ma cosa ci farà mai con quei soldi, dato che, come alla maggior parte dei suoi coetanei, non le manca niente? Anzi. Noi riteniamo che sia giusto incoraggiarla al risparmio e alle piccole conquiste (“Mi metto i soldi da parte per comprarmi cosa voglio”) ma non vogliamo creare una dipendenza dai soldi e dalle cose materiali, ‘avvelenarle’ l’innocenza per pochi euro. Corromperla, in un certo senso. Farla sentire ‘grande’ prima del tempo. O forse siamo noi che, in fondo, vogliamo che resti nel guscio illudendoci, allo stesso tempo, di non invecchiare?
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