“Qui si tratta di assassini e non di dimenticanze”: è solo uno dei tanti commenti arrivati sul profilo Facebook di della mamma di Tatiana Rossi, la bimba di diciotto mesi di Castelfranco, in provincia di Arezzo, dimenticata per diverse ore dalla madre in auto, dove poi è morta.
La sensazione che abbiamo avuto nel leggere certi sfoghi è un po’ la stessa che abbiamo provato quando nel settembre dell’anno scorso, a Ravenna, davanti alla villa dei Cagnoni dove è stata uccisa Giulia Ballestri si era creato per diversi giorni il capannello dei curiosi. Selfie compresi. Situazione che ci aveva fatto interrogare sulla mancanza di decenza che spesso, davanti a casi di cronaca “più grandi di noi”, non mettiamo in atto.
“Ma come si fa?”, è la domanda che si è ripetuta ieri nei commenti. Come se, appunto, il gesto della madre di Tatiana fosse stato dettato da una scelta. “Chi gliel’ha fatto fare di fare un figlio”, ha aggiunto un altro utente, come se si metteressero al mondo i bambini con l’intenzione di farli morire.
Il punto, a nostro parere, è che i processi si fanno nei Tribunali, i lutti delle famiglie meritano rispetto e di fronte a certe incommensurabili tragedie sarebbe bene tacere o dire la propria con garbo. Perché accanirsi contro una donna che ha perso la propria bambina, anche se per una conseguenza di un suo comportamento, è davvero fuori luogo.
“Un vizio che sta prendendo una piega veramente brutta”, ha anche scritto qualcuno ieri, come se lasciare il proprio bambino in macchina a morire sotto il sole fosse diventata una moda. “Ci vediamo in tribunale gioia”, ha incalzato un’altra persona, con un ironia del tutto fuori contesto.
Per fortuna, d’altro canto, c’è anche chi ieri ha invocato un briciolo di sensibilità: non perché dobbiamo giusitificare qualsiasi cosa ma perché dobbiamo provare, prima di tutto, a capire. Anche per prevenire.
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