Tumore alla prostata, premiata una ricercatrice dell’Irst di Meldola

Prestigioso riconoscimento per la dottoressa Vincenza Conteduca, 36enne, originaria di Barletta (BT), medico oncologo dell’Istituto Tumori della Romagna (IRST) IRCCS. Si tratta del “Conquer cancer foundation Merit Award recipients 2017”, che le sarà consegnato ufficialmente a Chicago (USA) nel corso del congresso annuale dell’ASCO – American Society of Clinical Oncology (dal 2 al 6 giugno), il più importante appuntamento annuale di oncologia durante il quale si riuniscono esperti provenienti da tutto il mondo.

Il premio, particolarmente ambito, è riservato ad un piccolo numero di giovani ricercatori che si siano contraddistinti nel campo della ricerca scientifica in oncologia e che presenteranno i risultati del proprio progetto durante il Congresso ASCO.

La Conteduca, in forza al Gruppo di patologia uro-ginecologico IRST IRCCS, coordinato dal dottor Ugo De Giorgi sotto la direzione scientifica del professore Dino Amadori, ha presentato i risultati di uno studio che mira ad una sempre più concreta personalizzazione dei trattamenti per pazienti affetti da carcinoma prostatico così da aumentarne la sopravvivenza, ridurre le tossicità e garantire una migliore qualità di vita. In particolare, la ricerca condotta in sinergia tra IRST, The Institute of Cancer Research (ICR) di Londra e altri 18 istituti spagnoli, ha coinvolto pazienti affetti da carcinoma della prostata avanzato sottoposti a nuove terapie ormonali dirette contro i recettori degli androgeni.

In Italia il carcinoma della prostata è attualmente la neoplasia maschile più frequente (oltre il 20% di tutti i tumori diagnosticati) a partire dai 50 anni di età. Il numero di nuovi casi attesi per anno, stabilizzatisi dopo l’incremento registrato a cavallo degli anni 2000, è circa 36.000.

Il progetto di ricerca della dottoressa Conteduca ha dimostrato l’utilità di identificare nel sangue (quindi in maniera semplice e non invasiva per il paziente) un’alterazione genetica a carico del recettore degli androgeni in grado di predire la risposta alle terapie ormonali. In questo modo, in assenza di tale alterazione genetica, sarebbe possibile evitare la chemioterapia che è notoriamente caratterizzata da diversi effetti collaterali e dalla riduzione della qualità della vita del paziente.

Lo studio apre dunque la strada alla messa a punto di un test capace di aiutare i medici a scegliere, secondo reale efficacia, se sottoporre un paziente affetto da tumore prostatico a terapia ormonale o virare verso altre opzioni terapeutiche.

Il progetto ha coinvolto pazienti italiani (IRST), inglesi e spagnoli e i risultati sono stati significativamente confermati in tutte le popolazioni. I dati sono stati prodotti utilizzando diverse tecniche di laboratorio tra cui anche il sequenziamento del DNA dal plasma di quasi 300 pazienti con tumore alla prostata. Principalmente gli esperimenti sono stati effettuati nell’arco di due anni presso il laboratorio di ricerca del Prof. Gerhardt Attard al The Institute of Cancer Research a Londra dove la dottoressa Conteduca sta attualmente svolgendo attività di ricerca traslazionale grazie ad una borsa di studio della Società Europea dell’Oncologia Medica (ESMO) vinta nel 2014. Tale lavoro, pubblicato nel numero di maggio dell’importante rivista “Annals of Oncology”,  e’ il frutto di una proficua e attiva collaborazione  scientifica da parte dell’IRST a  livello internazionale.

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