A otto anni, non so bene cosa un bambino valuti giusto o sbagliato. Insomma, non capisco se mia figlia abbia già piena consapevolezza delle cose che si possono o non possono fare.
Fatto sta che lei, in questi ultimi giorni, a scuola è stata protagonista di due episodi che mi hanno fatto parecchio pensare.
“Mamma devi firmare la verifica di inglese, ho preso 19/20”.
“Amore, qui ha scritto eigthteen, è sbagliato. La maestra forse non se n’è acccorta. Non te l’ha corretto”.
“Domani glielo dico. Mi darà 18/20, pazienza”.
“Ma dai fa niente, lascia perdere. Tieni questo 19, basta che ti abbia capito che si scrive eighteen“.
Ma lei, testarda, si è costituita alla cattedra.
E la maestra, invece di premiare l’onestà, le ha abbassato il voto.
Giusto, per carità.
Ieri sera, durante le coccole pre-nanna, ha raccontato un altro fatto.
“Mamma, oggi ho fatto prendere una nota a Francesco”.
“Perché?”
“La maestra gli aveva messo un meno perché non si era comportato bene. E lui, sotto il banco, con la penna rossa lo ha trasformato in un più, scarabocchiandoci intorno”.
“E tu?”
“L’ho detto a Carolina, che è andata dalla maestra a raccontarglielo”.
“Ma non potevi evitare? Perché hai fatto la spiona? Perché non hai protetto Francesco?”.
“Beh, era giusto così”.
Sarà che ha più senso della legalità di me?
O è davvero una precisina rompiscatole?
Avete esperienze in merito?
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