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Arianna Bigi con i quattro figli

Arianna Bigi ha quattro figli. Nella vita fa l’educatrice di nido. Ed è stata, alle elementari, vittima di un episodio di bullismo che l’ha molto segnata. Trentasette anni, ravennate, è tra gli organizzatori – per conto dell’associazione Genitori di Classe – della tavola rotonda “Bullismo e cyberbullismo – come riconoscerli, come combatterli” in programma lunedì 6 febbraio alle 20 a Classe (via Classense 88) alla quale parteciperà anche il Pm Cristina D’Aniello (che abbiamo intervistato qui).
Arianna, cosa è successo, esattamente, quando era una bambina?
“Frequentavo la quarta elementare in una scuola di Ravenna. In classe c’era un bambino particolarmente irrequieto. Un giorno, mentre parlavo con alcuni compagni, ricevetti una spinta, sbattei la testa e mi ritrovai in ospedale, dove rimasi per quattro giorni, Natale compreso. Non ho mai dimenticato davvero quel fatto”.
Per questo è così sensibile al tema bullismo?
“Per questo e perché uno dei miei figli è stato a sua volta vittima di ripetute vessazioni nella scuola che frequentava fino a due anni fa. E che abbiamo dovuto cambiare. La sua autostima stava calando, era sempre più fragile”.
Lei è anche educatrice. Che visione ha dei genitori d’oggi?
“I genitori, in molti casi, non sono motivati o disposti a dedicare tempo e attenzione. Dopo otto ore di asilo, i bambini hanno bisogno di cure, sorrisi, di qualcuno che si abbassi per riconoscerli e stimolarli. Invece, spesso, vengono caricati in macchina controvoglia, da adulti magari stressati. E a casa, dopo un biberon, vengono mandati a letto. Del resto, anche tra gli insegnanti c’è a volte poca vocazione. Invece, nei primi tre anni ci si gioca tutto. Che adulti saranno questi bambini? Quelli che avremo educato da piccolissimi. Già al nido, con un’attenta osservazione e un po’ di sensibilità, si possono cogliere alcuni segnali di quelli che saranno, in futuro, comportamenti da bulli”.
Per esempio?
“Quando un bimbo corre troppo e spesso, magari terminando la corsa sempre addosso a un compagno. Quando un bimbo alza troppe volte le mani. Comportamenti che si possono ancora invertire, con un buon lavoro. Un lavoro che non deve tralasciare rispetto e creatività. Più avanti, correggere certe impostazioni diventa difficile, se non impossibile”.
Oltre al lavoro da dentro il mondo della scuola, come si può intervenire?
“Credo che a livello istituzionale qualcosa si possa fare. Penso alla Lombardia, che ha stanziato 350mila euro di fondi contro il bullismo, istituendo anche una consulta di giovani sul tema. Martedì, il giorno dopo la nostra tavola rotonda, sarà la prima giornata nazionale contro il bullismo. Speriamo davvero che sia l’inizio di qualcosa di buono”.