In un’epoca in cui i genitori faticano a pagare persino il cosiddetto “contributo volontario” per le scuole, costringere le famiglie all’acquisto di un libro può apparire un paradosso. Ma sul caso del liceo classico Morgagni di Forlì, passato in questi giorni alle cronache perché, per ospitare Roberto Saviano, il preside ha obbligato gli studenti ad acquistare l’ultima fatica dello scrittore, “La paranza dei bambini”, bisogna andare cauti. Almeno secondo Ilaria Cerioli, professoressa di lettere all’Istituto tecnico “Ginanni” di Ravenna, che l’anno scorso ha aderito con alcune sue classi allo stesso progetto che avrebbe dovuto portare Saviano a Forlì, “Rapsodia”, in quel caso per ospitare a scuola Benedetta Tobagi.
Saviano, nel frattempo, informato della delusione degli studenti forlivesi, ha accettato l’invito del sindaco Davide Drei e, in primavera, arriverà in città.
paranza“Parto da una premessa – spiega Cerioli -: invitare i ragazzi a leggere rientra, a livello etico e professionale, tra i compiti di un docente di italiano. Il punto è che questa operazione va fatta nel rispetto delle normative: ogni progetto va approvato dal collegio docenti e poi esposto all’interno dei consigli di classe. Per i libri di autori, si fanno rientrare in un progetto dell’offerta formativa che deve essere comunque approvato. I libri extra possono solo essere consigliati se non rientrano nell’elenco dei libri scolastici. Immagino che a Forlì abbiano seguito l’iter”.
E qui si insinua il problema economico: “Oggi le famiglie sono in difficoltà, soprattutto per le questioni legate al lavoro. Abbiamo anche ragazzi che vivono in casa famiglia. E’ anche vero che ogni costo in più richiesto ai ragazzi può essere visto di cattivo occhio. Non sta a noi sindacare se i soldi che i genitori spendono per i figli sono spesi bene o male, non sta a noi dire che è meglio comprare un libro anziché un telefonino. Certo è che la scuola deve fare uno sforzo per trovare soluzioni alternative che pesino meno sulle spalle delle famiglie“.Il Ginanni lo ha fatto lo scorso anno per riuscire a invitare Benedetta Tobagi: “Abbiamo fatto rete, collaborando con il liceo scientifico di Ravenna e riuscendo così a comprare un numero congruo di copie del libro che potessero assicurarci la presenza dell’autrice, lasciando agli studenti la libertà di acquistare o meno il libro. Tutto nel rispetto delle norme, decidendo già l’ anno precedente le classi che avrebbero aderito all’ iniziativa concordata con i rappresentanti dei genitori”.
In ogni caso, secondo la prof, “sbaglia chi dice che la cultura dev’essere gratis. Chi fa cultura va retribuito, esattamente come per chi fa altri mestieri”. Insomma, la vicenda forlivese è complessa: “Non va demonizzata ma riletta in modo critico e costruttivo. Mi auguro che Saviano riveda le proprie posizioni e vada a Forlì, come promesso. Io sono dalla parte degli studenti: in questo modo, sono solo loro a rimetterci”.