“A rimetterci, alla fine, saranno bambini e lavoratori. E la qualità, inevitabilmente, si abbasserà”. L’associazione BolognaNidi affianca la protesta dei genitori e degli insegnanti riminesi, che dicono no al nuovo bando dell’Amministrazione comunale che andrà di fatto ad esternalizzare ai privati il 40% dei servizi educativi. Ci sarà anche la presidente Laura Branca domani
all’incontro indetto dal comitato “Giù le mani dalle Scuole” in programma alle 10,30 alla sala Celle (via Settembrini XXIII).
Laura, il caso di Rimini è in linea con le tendenze nazionali?
“Rimini è quasi più indietro, direi. Sono anni che i Comuni hanno scelto di affidare ai privati nidi e scuole dell’infanzia. La tendenze attuali sono altre: la chiusura di molti servizi, sopratutto quelli privati convenzionati; la riduzione ormai costante delle domande da parte delle famiglie; e, in ultima istanza, l’abbassamento delle rette da parte di quei contesti che hanno capito di aver tirato troppo la corda negli ultimi anni”.
Siete comunque preoccupati?
“Molto, i genitori fanno bene ad alzare la voce. Il punto, però, è che non bisogna solo prendersela con il sindaco di turno ma capire da dove derivano certe storture. Tra il 2007 e il 2009 la ministra Rosy Bindi decise di finanziare l’apertura di nuovi nidi privati, senza però governarne la proliferazione: alcune rette sono schizzate in alto senza incontrare alcun tetto. Al contempo, anche le rette comunali sono aumentate: a Lecco si è arrivati a 600 euro. La crisi, inaspettata ma comunque da considerare, ha stroncato all’improvviso questo sistema”.
Di chi è la colpa, quindi?
“Della mala politica. Ecco perché noi, come associazione, puntiamo a creare un movimento nazionale che arrivi a bussare al Governo, più che agli enti locali”.
Che cosa più vi preoccupa, del nuovo bando?
“Il rischio di perdita della qualità. Com’è possibile parlare di professionalità del personale che verrà inserito dal privato se il bando richiede ‘specifica esperienza in servizi educativi di almeno 10 mesi anche non continuativi’ e di soli 12 mesi per il coordinatore pedagogico?”. Non condividiamo nemmeno la scelta di cedere intere strutture comunali al privato invece di fare come per il sostegno all’handicap (integrare con personale privato quello comunale) o di appaltare solo ciò che era al di fuori dal normale orario scolastico (tempo prolungato, sabato). Potrà anche vincere il bando la miglior cooperativa del mondo ma è sistema resta sbagliato”.
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