Emanuela Bacchilega sa per esperienza che cosa significa essere titolare di un’impresa artigiana e crescere due figlie. Quando, incinta della seconda che oggi ha dieci anni, le si sono rotte le acque all’ufficio postale, dove era andata a spedire una raccomandata, ha trovato anche modo di tornare in ufficio, al Calzaturificio Emanuela di Bagnacavallo, prima di farsi portare in ospedale. Presidente provinciale, regionale e vicepresidente nazionale del movimento Donne Impresa di Confartigianato, in questi anni ha lottato per ottenere i voucher per pagare il nido o la baby sitter, in sostituzione del congedo di maternità. Un decreto firmato alla fine di settembre che però ha termini molto stringenti: “Si tratta di un finanziamento di 2 milioni di euro. A disposizione delle imprenditrici con figli entro l’anno di età ci sono 600 euro al mese, per un massimo di tre mesi all’anno. Avremmo voluto di più, eliminando ancora maggiori disparità tra noi e le lavoratrici dipendenti. Per ora, questo abbiamo ottenuto”.
Emanuela Bacchilega, che rappresenta 1.500 imprenditrici nella sola provincia di Ravenna (le aziende femminili attive nello stesso territorio sono in totale 7.400), ha fretta di dirlo: “Le ultime disposizioni parlano di una scadenza delle domande fissata al 31 dicembre, quindi invito le imprenditrici artigiane a informarsi in fretta e fare richiesta. Ancora non sono chiarissime le modalità, quindi la speranza è che il tutto venga prorogato di almeno un anno”.
Che ce ne fosse bisogno, però, Bacchilega è certa: “Da una recente indagine regionale, è emerso che l’80% delle donne nella mia situazione dedicano a se stesse meno di un’ora al giorno. E che il tempo per la famiglia è concentrato solo sui figli, non sui genitori anziani o il compagno. Sono dati che ci raccontano la necessità di essere sostenute ancora di più nella conciliazione. Io stessa le ho vissute sulla mia pelle quando le mie bambine erano piccole. In azienda non ti può sostituire nessuno. Io me le portavo al lavoro, anche perché all’inizio non erano entrate al nido. Nel mio caso, ho potuto contare sull’aiuto dei nonni. Ma non tutti li hanno a disposizione. La mia non è una battaglia ideologica”.
E in Emilia-Romagna va anche un po’ meglio: le iscritte a Confartigianato possono contare, grazie a un accordo con Eber, su un assegno una tantum di 2mila euro quando arriva un bambino.
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