Attese infinite, privacy non rispettata, rapporto medici-pazienti da rivedere: una situazione da mani nei capelli. Lo stato di salute dei Pronto soccorso italiani è pessimo. Le strutture salvavita per eccellenza sono al collasso. I paradossi della sanità pubblica italiana sono stati presentati oggi in un dossier a cura del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva e della Società italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu). Quello che emerge è un quadro desolante: nel 48% dei Pronto soccorso l’attesa dura fino a 48 ore. Bisogna attendere due giorni anche per essere ricoverati nel 38% dei Dipartimenti di emergenza urgenza (Dea).
Oltre al sovraffollamento c’è un problema di privacy il cui rispetto, dicono i pazienti, non è stato osservato nel 30% dei casi. L’indagine è stata svolta tra il 16 maggio ed il 30 novembre 2015 su 93 strutture di emergenza urgenza ed ha avuto come oggetto 2944 tra pazienti e familiari di pazienti intervistati.
E non è mica finita: i bagni sono condivisi tra uomini e donne in circa metà delle strutture. Il 28% dei pazienti in attesa al pronto soccorso vorrebbe avere un posto più comodo, il 18% acqua e cibo.
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