E se gli anziani genitori avessero provato, anche involontariamente, a ‘proteggere’ Matteo Cagnoni? Fino a dove può arrivare il cuore di mamma (o di papà)? L’interrogativo sorge dopo che sono stati resi noti alcuni particolari del delitto di cui è accusato il 51enne dermatologo ravennate: l’omicidio della moglie, e madre dei suoi tre figli, Giulia Ballestri, 40 anni. Nelle ricostruzioni fatte dalle inquirenti è emerso infatti che il dermatologo il 18 settembre si era rivolto ad un avvocato penalista di Bologna, giusto poche ore prima del ritrovamento del cadavere della moglie nella villa abbandonata di via Genocchi. Lui aveva sempre sostenuto di essere andato da un divorzista quella domenica (quella che seguiva le pratiche della coppia tra l’altro è di Forlì). A rivelare il tutto è la testimonianza di un tassista di Bologna secondo il quale in auto con Cagnoni c’era una persona più anziana, probabilmente il padre. Ci si chiede: perché Cagnoni si sarebbe dovuto rivolgere ad un penalista di domenica pomeriggio ancora prima di essere sospettato di un delitto così terribile?
Ma c’è di più: nella notte fra domenica e lunedì 19 settembre quando la polizia irrompe nella villa dei Cagnoni di Firenze trova i genitori, l’ex primario 85enne e la moglie, e i tre figli del dermatologo. Alla domanda degli agenti sul perché i bambini si trovino lì e non a Ravenna l’anziana, rivelano gli atti dell’inchiesta, avrebbe risposto: “I miei nipoti dormono qui perché la mamma è stata uccisa pochi giorni fa da un albanese durante un furto in una villa disabitata a Ravenna”. Ma come faceva la donna a sapere della morte della nuora se la notizia non era ancora di dominio pubblico? E poi: la versione della rapina da parte dell’albanese è proprio quella che Cagnoni ha proposto al Gip dopo qualche giorno. Una tesi liquidata come “risibile” dallo stesso magistrato mentre i giudici del riesame sono stati ancora più diretti: “Una goffa e maldestra fanfaluca”, hanno detto. Dunque?
In questo articolo ci sono 0 commenti
Commenta