Alienati, immaturi, decadenti, ma soprattutto disturbati mentalmente. E’ severo il giudizio su tutto coloro che sono rimasti affascinati da Pokémon Go: ad analizzare la questione sono due esperti, Donatella Marazziti, docente di psichiatria a Pisa e direttore scientifico della Fondazione Brf, e il giornalista e sociologo Mario Campanella, componente del comitato scientifico della stessa Fondazione. La Pokémon mania è dunque una malattia della psiche. Più precisamente un comportamento “fortemente immaturo che aggancia diverse generazioni su un obiettivo apparentemente assurdo e infantile, specchio di una contemporaneità decadente”.
“Tra due anni la Pokémon mania, pratica compulsiva e adultescenziale che ormai coinvolge tanti over 30, riguarderà un adulto su due tra quelli informatizzati”, rendono noto gli esperti a proposito di Pokémon Go, gioco che ormai ha coinvolto nella ‘ricerca’ adulti e bambini. “E’ pensabile – concludono Marazziti e Campanella – che questa infantile compulsione rappresenti una sorta di rimozione generale dai problemi che angosciano il mondo e da un presente che richiederebbe, invece, ben altri comportamenti”. Ed ancora: “Un meccanismo di regressione che ammorba e coinvolge strati di popolazione adulta, ‘alleati’ con bambini e adolescenti a esercitare il ruolo di cercatori di Pokémon”.
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