
Un delirio.
Il tuo “perché?” nasconde una punta di sadico piacere.
Mai più una festa di compleanno al mare.
Ci hanno riservato un tavolino tra il campo di beach tennis e quello da basket.
Ci hanno riservato un tavolino tra il campo di beach tennis e quello da basket.
Ogni tre minuti c’era una palla di dimensione diversa che finiva dentro qualcosa.
Che palle, sottolinei.
Non ti dico della sabbia, poi.
Non dirmelo.
Vabbè, te lo dico. Polvere sulle pizzette, dentro ai bicchieri, nei piatti.
Anche sulla torta?
No, per fortuna no. Ho chiesto a tutti quelli che stavano giocando di fare un time out.
Come hai fatto a convincerli?
Li ho invitati a mangiare la torta.
Giusto. Idea tua?
No, di mia moglie.
Ma non è finita. Poi parliamo dell’aperitivo.
Non ne parlare.
No, te lo voglio dire. Alle sei attacca il dj. Musica anni settanta a tutto volume.
Bella. Hai ballato?
Ho fatto due salti con una birra media in mano, giusto per entrare nel mood.
Quindi ti sei divertito, un po’…
No, perché Giusi era incavolata, mi guardava in cagnesco e mi sono messo a sedere quasi subito.
E i bambini, almeno, si sono divertiti?
Per me, nemmeno loro. Prima hanno litigato per i palloncini, poi per chi si mangiava la faccia di Pooh, poi si sono picchiati sul gonfiabile.
E lì si sono mangiati la loro, di faccia. Mettiamola così.
E la festa di tuo figlio, invece?
Benissimo. Pensa che eravamo al mare anche noi.
Davvero? E che avete fatto?
Ho invitato sotto l’ombrellone i bambini con cui giochiamo di solito. Così, a caso. Ho comprato a tutti una coppa dei campioni. In una, abbiamo messo le candeline.
E poi?
Tanti auguri a te, tanti auguri a te, abbiamo spento le candeline e chiuso con un bell’applauso.
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