“Se c’è una cosa che ancora posso sperare, è che mio nipote non abbia visto uccidere la sua mamma”. Enzo De Luca ha la voce ferma e parole molto lucide nonostante la disperazione in cui la sua famiglia è piombata il 7 giugno scorso quando Federica, la figlia 29enne, è stata presa a pugni e poi soffocata dal marito 50enne Luigi Alfarano nel loro appartamento di Taranto. Omicidio dopo il quale l’uomo ha caricato sulla sua auto il figlio della coppia, Andrea, che avrebbe compiuto quattro anni alla fine di agosto, lo ha portato nella sua villa a Chiatona, a qualche decina di chilometri di distanza, per ucciderlo e poi suicidarsi. Sulla vicenda è stato scritto, in queste settimane, un po’ di tutto. Motivo per il quale il padre di Federica, allenatore di una squadra di volley della sua città, vuole fare – per la prima volta pubblicamente – chiarezza.
Enzo, chi era Luigi Alfarano?
“Innanzitutto non era un oncologo, tantomeno un medico. Era un dipendente amministrativo dell’Ant, l’associazione nazionale tumori che il secondo marito di sua madre aveva contribuito a portare anche a Taranto. Federica, che già da ragazzina aveva cominciato a fare la volontaria nell’ambito, se n’era innamorata dopo averlo conosciuto e poi perso di vista negli anni dell’università, dove si era laureata in Lingue, polacco e spagnolo. Dopo un anno di fidanzamento, il 21 marzo del 2012, il giorno dopo il 25esimo compleanno di mia figlia, si erano sposati nonostante le resistenze mie e di mia moglie”.
Che cosa non vi convinceva?
“La differenza d’età: eccessiva, a nostro avviso. Per il resto, però, non avevamo nulla da contestare: suo marito era molto schivo e riservato ma da qui ad arrivare a essere violento, ce ne passa. Federica più volte mi aveva detto di amarlo, aveva gli occhi a cuore e aveva ridimensionato anche la vicenda legale in cui lui era stato coinvolto due anni fa, quando aveva patteggiato un anno e otto mesi per violenza sessuale. Secondo mia figlia era stata la ragazza che lo aveva denunciato a inventarsi tutto, attratta dai suoi soldi e probabilmente ingannata dall’atteggiamento affettuoso di Luigi. Federica aveva messo da parte quell’episodio e aveva continuato la sua vita serena: cercava lavoro, arbitrava le partite di volley, cresceva suo figlio”.
Era vero che stava attraversando una crisi di coppia e iniziando le pratiche per la separazione?
“Fino allo fine del 2015, no. Poi, in gennaio, Federica aveva iniziato a capire che quelli che suo marito faceva passare come appuntamenti di lavoro, in realtà non lo erano. Spesso, se aveva bisogno con Andrea, specie se era ammalato, correvo io da lei. Aveva trovato sul cellulare del marito telefonate compromettenti, nonché alcuni video abbastanza espliciti. Con me e mia moglie non ne aveva fatto mistero: ci aveva raccontato tutto, non nascondendoci l’intenzione di volersi separare in maniera consensuale, di modo che Luigi potesse continuare a vedere Andrea come e quando voleva. Dopo essersi tenuta tutto dentro per un po’, aveva cominciato ad affrontare il discorso con il marito, che l’aveva presa abbastanza bene: l’iter per la separazione era all’inizio e stava procedendo in maniera tranquilla”.
Vostra figlia non aveva subito violenze?
“No, era talmente in confidenza con noi che lo avremmo saputo: di questo ne sono certo. Federica era solo delusa e aveva perso fiducia nel marito: erano arrivate delle notifiche da Equitalia dalle quali aveva saputo che la casa in cui vivevano era stata pignorata, così come era rimasta sorpresa, una volta, dal fatto che il marito non si ricordasse la data del loro matrimonio. Ma nulla di così estremo da fare presagire quello che poi è successo”.
Nemmeno adesso vi stanno arrivando conferme del fatto che Luigi fosse un uomo diverso da quello che voi pensavate?
“Pare che alcune volontarie dell’Ant avessero segnalato alla direzione di Bologna di avere subito palpeggiamenti da parte del marito di Federica ma non abbiamo ancora conferme. Quello che mi ha inquietato è che nel libretto delle firme, in camera mortuaria, il testimone di nozze di Luigi abbia scritto ‘scusatemi se non sono riuscito a fermarlo”: materiale che ora è in mano alla Procura. Siamo, nel frattempo, venuti a sapere che qualche volta, in passato, gli amici non lo avevano invitato alle feste per paura che creasse guai e che da giovane aveva avuto comportamenti strani”.
Lei che idea si è fatto?
“Mi ci sto arrovellando, non so bene a cosa pensare. So solo che, quando sono arrivato alla villa e ho visto per terra una chiazza di sangue che – l’ho capito dopo – apparteneva a mio nipote, l’ho maledetto. Anche perché, in quel momento, ho capito che anche mia figlia era morta. Prima di arrivare a Chiatona e scoprirlo cadavere insieme ad Andrea, io e mia moglie eravamo stati a citofonare a casa di Federica a Taranto, dove mia figlia e mia moglie si sarebbero dovute incontrare. La macchina di Federica era parcheggiata sotto ma lei non rispondeva al telefono, che squillava a vuoto. Motivo per cui ci siamo precipitati alla villa dove siamo riusciti a entrare solo dopo aver contattato la madre di Luigi, che è corsa ad aprire il cancello. La scena di mio nipote cadavere riverso sul padre e quella di mia figlia piena di sangue, che ho potuto vedere solo la sera a mezzanotte, me le porterò nella tomba”.
Il parroco che ha celebrato il funerale di Luigi, la sera prima di quello di sua figlia e suo nipote, ha parlato di un uomo che ha meritato il paradiso. Che cosa ha provato?
“Ringrazio che non ero presente. Quel prete non è più tale, per quanto mi riguarda. Ha santificato l’uomo che mi ha tolto Federica e Andrea, durante una messa con gli applausi. Non ci sono parole per definire un fatto del genere: il 7 luglio, a Taranto, organizzeremo una fiaccolata in memoria di mia figlia e mio nipote. La cattedrale, per i funerali, non riusciva a contenere la gente”.
Ha più sentito la famiglia di Luigi?
“No. Avevamo rapporti tranquilli, ci si vedeva a Pasqua e Natale, come tutti, per mangiare insieme. Ma non abbiamo più saputo nulla. So solo che sua madre, Maria Letizia Zavatta, è stata fatta dimettere dalla presidenza dell’Ant. Non sono certo che l’associazione abbia rifiutato la donazione da lei proposta della villa di Chiatona”.
In questo articolo ci sono 2 commenti
Commenti:
Povero papà, nn ci sono parole….solo tanta rabbia, purtroppo se sei figlio di qualcuno che conta si aprono tutte le porte, anche quelle del paradiso. Mi auguro che la morte di questi due angeli possa far riflettere tutti, chiesa compresa….
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