Mercoledi primo giugno alle 18.30, in piazza Cavour a Rimini, l’associazione Rompi il Silenzio ricorderà Petrit Nikolli, un uomo buono e coraggioso. L’idraulico albanese, 42 anni, conosciuto come “Piero”, è stato ucciso giovedì scorso sul lungomare di Rimini dai parenti della nipote: ha sacrificato la sua vita per salvarne un’altra. Quella di una ragazza schiacciata sotto il peso della violenza che quotidianamente subiva dal marito e dai parenti di lui. Dopo l’ennesima angheria, Petrit era andato a riprendersela a Milano e loro non lo hanno perdonato: lo hanno ammazzato con un colpo di pistola alla nuca. Un’esecuzione barbara, in stile mafioso.
Rompi il Silenzio fa sapere: “Ricorderemo Petrit soprattutto perché, scriveva Calvino, occorre riconoscere ciò che non è Inferno, e fargli posto. Ecco, Petrit, tu hai occupato un posto dentro di noi che restringe lo spazio per quel ragazzo che pochi giorni fa ha ucciso la sua ex fidanzata dandole fuoco, guardandola contorcersi in un’agonia orrenda Tu ci ricordi che esiste altro, Petrit. Che c’è chi le spalle le volta non alle vittime ma agli assassini: costi quello che costi. Grazie, Petrit”.
Nell’ambito della iniziativa è prevista una raccolta fondi a favore della famiglia della vittima. La moglie Linda ha tre figli (la più grande ha 15 anni) e ne porta un altro in grembo: è in avanzato stato di gravidanza e, dopo il delitto, si è temuto anche per la vita del nascituro, dato il grande choc e il malessere subiti dalla madre (la quale ha vegliato il marito agonizzante in strada subito dopo il crimine). Nei giorni scorsi la donna ha riferito delle continue minacce dei parenti acquisiti della nipote: “Fin dall’inizio le hanno detto: ‘ti uccidiamo i tuoi, tuo fratello, tuo babbo, la tua famiglia’. Anche mio marito è stato minacciato di morte”. E’ il Kanun, la vendetta d’onore albanese: “Non me ne frega niente del Kanun – ha chiarito Linda al Resto del Carlino – . Io la penso come la pensava mio marito, che era da più di vent’anni in Italia e non credeva a questa cosa”.
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