Il dossier dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha colpito nel segno. Il documento, pubblicato qualche giorno fa, che mostra la pericolosità per la salute (sono state evidenziate sostanze genotossiche e cancerogene), specie per quella dei bambini, dei prodotti con olio di palma, ha già provocato importanti conseguenze. La prima grande catena ad attivarsi è stata Coop che, come recita una nota, “coerentemente con il principio di precauzione da sempre applicato, ha sospeso la produzione dei prodotti a proprio marchio che contengono olio di palma”. Biscotti, snack e merendine, così tanto adorati dai più piccoli, d’ora in poi saranno più salutari (o meno dannosi). Per questi prodotti Coop “accelererà il processo di sostituzione dell’olio di palma, privilegiando l’impiego di olio extravergine di oliva o olii monosemi e ricorrendo a ricette e formulazioni nutrizionalmente più equilibrate”.
Nei mesi scorsi Coop ha già sostituito l’olio di palma in oltre 100 prodotti a marchio Coop; tra questi i prodotti delle linee destinati ai bambini “Crescendo” e “Club 4-10”, così come i prodotti della linea “Viviverde” e la crema spalmabile Solidal Coop. “La sostituzione dell’olio di palma nei rimanenti 120 prodotti a marchio Coop, conclude il comunicato stampa, “avverrà nei prossimi mesi”. Infine il gigante della grande distribuzione si scusa per la mancanza temporanea di questi prodotti sugli scaffali dei punti vendita.
Il Fatto Alimentare, sito specializzato che ha lanciato la battaglia contro l’olio di palma, canta vittoria e ricorda che anche Esselunga “ha sostituito il palma nell’80% di biscotti, grissini, fette biscottate e altre referenze a suo marchio”; Carrefour “può contare su 50 prodotti palm free” (biscotti integrali, taralli, grissini, pane morbido, bruschette, strudel, focacce e cracker) mentre Pam Panorama “ha 60 prodotti senza l’olio tropicale”.
Se qualcuno agisce, altri promettono. L’Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane) ha annunciato che si impegnerà a “fare, nel più breve tempo possibile, tutte le scelte necessarie per la massima tutela della salute del consumatore”. Chiacchiere, vero, ma anche un bel passo indietro dopo la montagna di quattrini spesa dalla lobby dell’olio di palma per una campagna pubblicitaria a favore dell’olio tropicale. Anche Aidepi, a cui aderiscono aziende come Barilla, Bauli, Ferrero, Divella, Nestlè, Unilever, Sammontana e la romagnola Unigrà sembra dunque intenzionata a fare un passo indietro. Staremo a vedere.
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