“Abbandonata e poi abusata”: Anna rompe il silenzio dopo 60 anni

agostiniani“Perché?”. Non poteva titolarsi diversamente il libro di Anna Agostiniani Cervelli, la 68enne nata a Senigallia e abbandonata alla nascita, ben prima di sapere che al brefotrofio e poi nella sua famiglia adottiva avrebbe subito maltrattamenti e violenze di ogni tipo. L’autrice, insieme ai curatori Michele Albini e Giulia Bornacin, presenterà “Perché? Una storia vera” (Book Sprint Edizioni) domani alle 18 allo Chalet dei Giardini Pubblici di Ravenna (viale Santi Baldini) alla presenza di Linea Rosa e dell’assessore comunale alle Pari Opportunità Giovanna Piaia. Il ricavato della vendita del libro andrà all’associazione Mango fondata da Anna per aiutare i bambini abbandonati e disabili in Paraguay.
Anna, oltre all’impegno sociale in Sudamerica, oggi si dedica a una battaglia legislativa: quella per il riconoscimento del diritto dei figli abbandonati alla nascita e adottati a conoscere le proprie origini. A che punto siamo?
“Le legge è in discussione al Senato, dopo essere passata alla Camera. In Italia siamo ancora indietrissimo. Io, fin da quando sono bambina, mi chiedo chi sia mia madre. La ricerca mi sta accompagnando anche adesso. Di lei so solo che rimase incinta a tredici anni, che mi partorì a quattordici. Difficile pensare che qualcuno non l’abbia costretta, a quell’età, a non tenermi. Vorrei solo, se è ancora viva, che le venisse chiesto se mi vuole vedere. Se è morta, vorrei sapere dov’è la sua lapide”.
Nonostante l’abbandono, lei ha sempre mantenuto un pensiero immaginario positivo nei confronti di sua madre. Perché?
“Quando ero piccola, oltre alle violenze sessuali subite, sentivo continuamente ripetere che ero una ‘bastarda’, che mia mamma era una ‘puttana’. E, forse per contrasto, nel mio cuore scattavano bei pensieri al suo riguardo. Anche nei momenti peggiori, mi dicevo che un giorno avrei trovato la mia mamma bravissima e bellissima. Che ancora sto cercando”.
Costretta ad abortire a undici anni dopo l’ennesima violenza, a un passo dal suicidio. Chi l’ha salvata, in fin dei conti?
“Maria, l’insegnante che incontrai quando ero a un passo dal farla finita. Lei è davvero l’unica persona che mi ha fatto capire che la vita andava comunque vissuta, che ammazzarsi sarebbe stato semplicistico. Se ho conosciuto il bene, è stato solo grazie a lei. Senza, non sarei sopravvissuta”.

Anna Agostiniani con Giulia Bornacin
Anna Agostiniani con Giulia Bornacin

Nel libro si è raccontata senza indugi, mettendosi completamente a nudo. Quanto le è costato?
“Non avevo mai rivelato nulla del mio passato fino a quando non sono andata in trasmissione da Alda D’Eusanio a lanciare un appello per trovare mia mamma. E fino a quando non sono capitata da una famiglia di Civitanova Marche dove pensavo ci fosse proprio lei e dove, ancora oggi, vivo per due terzi del mese. L’incontro con Giulia Bornacin e Michele Albini ha fatto nascere l’idea del libro, senza il quale non avei mai avuto il canale giusto per raccontare la mia storia. Il libro non ha ancora un effetto terapeutico su di me, credo lo avrà più avanti”.
“Un passato tremendo e incancellabile”: qual è la sua ferita più profonda?
“Da un anno e mezzo non ho più gli incubi notturni che mi hanno accompagnato per tutta la vita. A volte mi sveglio agitata ma per fortuna non mi sveglio strillando. Dalle mie ferite non guarirò mai, questo è certo. Ho avuto enormi problemi relazionali con gli uomini. Durante il fidanzamento e poi il matrimonio con mio marito Antonio, che oggi non c’è più, avrei fatto volentieri a meno dei rapporti sessuali: non ho mai provato piacere fisico. Per amore, però, ho sempre accettato che il sesso dovesse in qualche modo far parte della mia vita”.
Non è diventata mamma. Ha mai legato questa “mancanza” all’aborto?
“No, per fortuna. All’epoca, quando mi costrinsero ad abortire, nonostante il dolore fisico ero contenta che stesse andando così. Perché speravo, in cuor mio, di morire. Da adulta non ho avuto figli anche perché mio marito aveva 38 anni in più di me. Ma non ho mai collegato la mia mancata maternità a quella volta in cui sarei potuta diventare madre, mettendo al mondo una creatura già sofferente”.

Anna Agostiniani (sulla destra) con la persona che l'ha tenuta in vita: la sua insegnante Maria
Anna Agostiniani (sulla destra) con la persona che l’ha tenuta in vita: la sua insegnante Maria

Il ricordo delle violenze subite, con il passare degli anni, sfuma?
“No, mai. Potrei raccontare la prima violenza e quelle successive per filo e per segno. Per me, è come fossero successe ieri. Sono ricordi che mi perseguitano. Raccontarli, però, è necessario. Spesso, dopo le presentazioni, mi si avvicinano uomini e donne che mi ringraziano per avere dato voce anche a loro: segno che il problema è molto più diffuso di quanto si pensi. Spero che il libro arrivi a quante più persone possibili, la verità va sempre rivelata”.
Nonostante un pessimo rapporto con la Chiesa, vista anche una violenza subita da parte di un prete, ha scelto di fare un cammino di fede, che oggi la vede al fianco degli Amici di Gesù Crocefisso. Ha perdonato?
“Più che altro, ho capito che un uomo può essere prete o insegnante, operaio o avvicinato. Ma quando è un porco, lo rimane a prescindere dagli ambienti a cui appartiene. Ho capito che se una persona va in chiesa non è per forza buona. In me è tornata viva una spinta religiosa che non avevo mai perso: quando ero bambina, la sera pregavo. Lo facevo in modo arrabbiato, chiedendo a Dio il perché di quello che mi stava riservando. Ma non ho mai spesso di rivolgermi a lui”.
Si chiede ancora “perché”?
“Sempre, ogni giorno: è una domanda che non mi abbandonerà mai”.

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Commenti:

  1. Un libro crudo che ti fa amare Anna…quasi a volerla risarcire del peggio che l’umanità le ha riservato..
    E la voglia di condividere il suo grande impegno
    Patrizia

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