Inutile negarlo: l’epidemia del virus Zika ha gettato nel panico un intero continente, il Sud America, e ha destato non poche preoccupazioni anche al di qua dell’Oceano. Ma se in Sud America vi sono drammatiche testimonianze come quelle rese note dai media (“Ho il terrore di aver contratto Zika e sono incinta di sei settimane. Mi serve aiuto, al più presto”, dice una queste recentemente raccolta dalle associazioni che si occupano di tutela per le donne indigenti), in Europa il pericolo è residuale e legato, appunto, ai soggiorni in America Latina.
Certo non farà piacere sapere che dalla scienza giunge l’ufficialità sull’effetto più temuto del virus: lo Zika causa la microcefalia, un’anomalia del feto che causa la nascita di bambini con la testa sproporzionatamente più piccola rispetto al resto del corpo. Ad annunciarlo è il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta parlando di “punto di svolta” nella lotta contro il virus e di legame “senza precedenti”: gli studiosi hanno rimarcato che è la prima volta che viene scoperto che un virus causa difetti di nascita nell’uomo.
La ricerca, pubblicata sul New England Journal of Medicine, ha ribadito alle donne e ai loro partner di prendere adeguate misure precauzionali in caso di rapporti sessuali, in sostanza cioè ha sconsigliato, come hanno fatto più volte le autorità, di intraprendere gravidanze fino a quando l’epidemia in Sud America (il Brasile è il Paese più colpito) non sarà cessata. Tuttavia è stato rilevato che non tutti i bambini nati da madri contagiate dal virus Zika sono affetti da microcefalia. La ricerca va avanti anche per chiarire questi ed altri punti poco chiari: il rischio maggiore sembra riguardi i primi tre mesi di gravidanza.
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